Ecco il manifesto degli economisti per una giusta tassa sui super ricchi

Con questo Manifesto vogliamo affermare la necessità di un’agenda TaxTheRich che, attraverso un maggiore prelievo a carico dei contribuenti più facoltosi, come lo 0,1% più ricco della popolazione, contribuisca ad aumentare l’equità del nostro sistema impositivo, garantisca maggiore sostenibilità alle finanze pubbliche e aiuti a reperire le risorse necessarie per stimolare una crescita sostenibile ed inclusiva, supportare politiche di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici, finanziare investimenti nella transizione ecologica giusta, nei beni pubblici essenziali come sanità ed istruzione e nel contrasto all’ampliamento dell’area della vulnerabilità ed esclusione sociale.

Tra i tasselli dell’agenda su cui chiediamo ai decisori politici di impegnarsi nel breve periodo (entro un anno) figurano:

1) L’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, da applicarsi allo 0,1% più ricco dei cittadini italiani, titolari di patrimoni netti superiori a 5,4 milioni di euro, in linea con gli intendimenti dell’Iniziativa dei Cittadini Europei su cui è in corso, dal mese di ottobre 2023, la raccolta paneuropea di adesioni. I recenti miglioramenti conseguiti nella tassazione dei flussi di ricchezza offshore, e le possibili ulteriori estensioni dello scambio automatico di informazioni tra amministrazioni fiscali rendono questa proposta oggi molto più facilmente attuabile rispetto al passato.

2) L’aumento del prelievo sulle grandi successioni e donazioni per ridurre il regime di sostanziale favore sulle risorse ereditate o ricevute in dono che hanno scarse giustificazioni di merito, contribuiscono a divaricare le opportunità e riducono il dinamismo dell’economia.

3) L’introduzione di ulteriori scaglioni ed aliquote marginali IRPEF per redditi più elevati, coerentemente con gli sviluppi recenti della teoria dell’imposizione ottimale e le sue applicazioni empiriche.

Nel medio periodo (entro tre anni) è altresì necessario prevedere:

1) L’ampliamento della base imponibile dell’imposta sui redditi delle persone fisiche a tutti i redditi da lavoro e ai redditi da capitale finanziario, con la conseguente abolizione dei regimi sostitutivi. L’intervento prefigurerebbe il passaggio a una tassazione personale omnicomprensiva, e assicurerebbe, visto l’elevato grado di concentrazione dei redditi finanziari, una maggiore equità distributiva, con una distribuzione degli oneri fiscali in linea con il principio di progressività esplicitamente richiamato nella nostra Costituzione.

2) La revisione del prelievo sui redditi e sui patrimoni immobiliari per aumentarne l’equità verticale e orizzontale. Precondizione necessaria per una simile revisione è l’aggiornamento del catasto. Oggi il valore di mercato degli immobili è, nella media nazionale, di circa 3 volte superiore al valore catastale con un rapporto più alto in aree ricche del paese e per immobili dal valore di mercato più elevato.

Il contesto di crescenti disuguaglianze ed iniquità

Negli ultimi quattro decenni, in molti Paesi, tra cui il nostro, si è assistito ad un forte aumento delle disuguaglianze economiche. In Italia, ad esempio, la quota del reddito nazionale detenuta dallo 0,1% dei cittadini più ricchi è passata dall’1,5% del 1980 al 5,3% del 2020. Similmente si è registrata una crescente concentrazione dei patrimoni: lo 0,1% più facoltoso degli italiani possiede oggi circa il 9% della ricchezza netta nazionale mentre nel 1995 ne possedeva il 5%.

La crescita delle disuguaglianze è un fenomeno profondamente nocivo per l’economia, comportando perdite non trascurabili di efficienza e produttività. Ma lo è anche per la società nel suo complesso. Le disuguaglianze ostacolano la mobilità inter-generazionale, minano le prospettive di uno sviluppo duraturo e sostenibile, ulteriormente aggravate dall’approssimarsi di un catastrofico “punto di non ritorno climatico” e indeboliscono il grado di coesione sociale.

Le fratture sociali possono portare repentinamente allo svilimento del patto sociale, a intolleranza, a una sfiducia nei confronti delle istituzioni, a processi di disgregazione politica, instabilità e derive autoritarie. Ferendo il diritto all’uguaglianza, le accentuate disparità inficiano la qualità delle nostre democrazie, ponendosi in stridente contrasto con le prescrizioni costituzionali alla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale, lesivi dei diritti delle persone e della loro piena realizzazione, senza distinzioni.

Non solo le disuguaglianze economiche sono in aumento, ma recenti ricerche empiriche hanno dimostrato come in diversi paesi europei, tra cui l’Italia, la Francia e i Paesi Bassi, oltre agli Stati Uniti, il sistema fiscale sia nel suo complesso regressivo, con i contribuenti più ricchi che beneficiano di aliquote effettive del prelievo minori rispetto al resto della popolazione con redditi più modesti. Più nello specifico, in Italia lo 0,1% dei contribuenti più abbienti paga complessivamente, tenendo conto di imposte dirette, indirette e contributi sociali, un’aliquota media del 36%, inferiore all’aliquota media del 46% per il resto dei cittadini.

Le “moderne disuguaglianze” non sono né casuali né tanto meno ineluttabili. Sono piuttosto il risultato di precise scelte politiche che hanno portato negli ultimi decenni a un profondo mutamento nella distribuzione del potere economico tra lavoro e proprietà d’impresa, all’affiorare di nuovi e potenti monopoli, a un eccesso di finanziarizzazione dell’economia. Un significativo peso hanno avuto l’indebolimento del ruolo dello Stato e una graduale esclusione di ampi settori della società dalla vita sociale e politica acuita da un accresciuto condizionamento delle scelte dei decisori politici da parte di portatori di interessi particolari, a difesa della propria condizione di privilegio.

Maggiore pre-distribuzione e non solo redistribuzione

Per ostacolare le tendenze in atto sono in primis necessari interventi di carattere predistributivo che prevengano, a monte, un’iniqua distribuzione di potere e di esiti economici sui mercati.

Interventi che supportino le dotazioni finanziarie e di capitale umano per chi proviene da un background svantaggiato, nonché profonde revisioni delle regole che governano i processi economici come il rafforzamento della tutela della concorrenza, politiche di regolamentazione finanziaria in grado di ricondurre la finanza al servizio dell’economia reale, politiche industriali che sostengano una competitività basata sull’innovazione e sulla buona occupazione e non sui bassi salari, politiche del lavoro che rafforzino il potere contrattuale dei lavoratori e limitino il ricorso a forme di occupazione non standard.

Le politiche predistributive devono essere accompagnate dal rafforzamento dell’azione redistributiva dello Stato su cui si concentra questo Manifesto attraverso proposte che assicurino un maggiore prelievo fiscale sui contribuenti più ricchi.

La popolarità delle proposte e le prospettive internazionali

La filosofia dell’agenda e molte delle singole proposte presentate sono largamente condivise dalla popolazione europea e italiana. Un’indagine condotta a maggio 2022 dalla Commissione Europea riporta ad esempio come il 67% dei rispondenti nell’UE sia favorevole a un maggiore prelievo fiscale a carico dei più ricchi.

In Italia, due terzi dei rispondenti a un sondaggio commissionato dal network dei multi-milionari Millionaires for Humanity e da Tax Justice Italia nel 2021 si è espresso favorevolmente su un’imposta sui grandi patrimoni il cui gettito fosse destinato al finanziamento della ripresa post-pandemica e alle famiglie più bisognose.

E sono anche gli stessi milionari intervistati in un sondaggio commissionato nel 2023 dai Patriotic Millionaires nei Paesi del G20 a dichiararsi favorevoli (il 74% dei 2.385 rispondenti) ad una tassazione più elevata della ricchezza, esprimendo una visione più lungimirante della politica, incardinata nel riconoscimento della minaccia per la tenuta dei sistemi democratici, ascrivibile ai crescenti divari economici e sociali.

Incoraggiante è anche l’iniziativa intrapresa dalla Presidenza di turno brasiliana del G20 volta a promuovere un’agenda internazionale per la tassazione degli ultra-ricchi.

Il momento di agire è ora. Con questo Manifesto sosteniamo convintamente un’agenda TaxTheRich quale elemento imprescindibile della più ampia e inderogabile strategia di ripensamento delle politiche fiscali ed economiche.

Primi Firmatari

Guido Alfani, professore di storia economica, Università Bocconi di Milano
Pier Giorgio Ardeni, professore di economia dello sviluppo, Università di Bologna
Fabrizio Barca, economista, già Ministro per il Sud e la coesione territoriale
Leonardo Becchetti, professore di economia politica, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Maria Rosaria Carillo, professoressa di economia politica, Università degli Studi di Napoli Parthenope
Floriana Cerniglia, professoressa di economia politica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Elena Cefis, professoressa di politica economica, Università degli Studi di Bergamo
Carlo Devillanova, professore di economia politica, Università Bocconi di Milano
Giovanni Dosi, professore di economia politica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Emanuele Felice, professore di storia economica, Università IULM di Milano
Francesco Figari, professore di scienza delle finanze, Università del Piemonte Orientale
Carlo Fiorio, professore di scienza delle finanze, Università degli Studi di Milano Statale
Maurizio Franzini, professore di politica economica, Sapienza Università di Roma
Mauro Gallegati, professore di economia politica, Università Politecnica delle Marche
Elisa Giuliani, professoressa di economia e gestione delle imprese, Università di Pisa
Elena Granaglia, professoressa di scienza delle finanze, Università degli Studi Roma Tre
Marco Guerzoni, professore di economia applicata, Università degli Studi di Milano Bicocca
Demetrio Guzzardi, assegnista di ricerca, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Nicola Lacetera, professore di economia e management, University of Toronto
Luigi Marengo, professore di economia politica, Università LUISS di Roma
Salvatore Morelli, professore di scienza delle finanze, Università degli Studi Roma Tre
Mauro Napoletano, professore di economia, Université Côte d’Azur
Alessandro Nuvolari, professore di storia economica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Ugo Pagano, professore di politica economica, Università di Siena
Ruggero Paladini, già professore di scienza delle finanze, Sapienza Università di Roma Elisa Palagi, assegnista di ricerca, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Mario Pianta, professore di politica economica, Scuola Normale Superiore, Firenze
Michele Raitano, professore di politica economica, Sapienza Università di Roma
Andrea Roventini, professore di economia politica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Alberto Russo, professore di economia politica, Università Politecnica delle Marche
Alessandro Santoro, professore di scienza delle finanze, Università degli Studi di Milano Bicocca
Alessandro Sapio, professore di politica economica, Università degli Studi di Napoli Parthenope
Marco Valente, professore di economia politica, Università degli Studi dell’Aquila
Michelangelo Vasta, professore di storia economica, Università di Siena
Roberto Veneziani, professore di economia, Queen Mary University of London
Gianfranco Viesti, professore di economia applicata, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Marco Vivarelli, professore di politica economica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Firmatari (al 21 maggio 2024)
Massimo Aprea, assegnista di ricerca in politica economica, Sapienza Università di Roma
Alessandro Avenali, professore di ingegneria economico-gestionale, Sapienza Università di Roma
Filippo Barbera, professore di sociologia dei processi economici e del lavoro, Università di Torino
Maria Cristina Barbieri Goes, ricercatrice di politica economica, Università degli Studi di Bergamo
Leonardo Bargigli, professore di economia politica, Università di Firenze
Michele Bavaro, ricercatore di economia politica, University of Oxford
Filippo Belloc, professore di politica economica, Università di Siena
Fabio Berton, professore di politica economica, Università di Torino
Gianluca Biggi, assegnista di ricerca in politica economica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Salvatore Bimonte, professore di economia politica, Università di Siena
Alessio Emanuele Biondo, professore di politica economica, Università di Catania
Giovanni Bonifati, già professore di economia politica, Università di Modena e Reggio Emilia
Vando Borghi, professore di sociologia dei processi economici e del lavoro, Università di Bologna
Luigi Bosco, professore di politica economica, Università di Siena
Paolo Bosi, professore di scienza delle finanze, Università di Modena e Reggio Emilia
Alberto Botta, professore di economia politica, University of Greenwich
Sergio Bruno, già professore di scienza delle finanze, Sapienza Università di Roma
Alessandro Caiani, professore di economia politica, Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia
Giuseppe Catalano, professore di ingegneria economico-gestionale, Sapienza Università di Roma
Eugenio Caverzasi, professore di economia politica, Università degli Studi dell’Insubria
Daniele Checchi, professore di economia politica, Università degli Studi di Milano
Valeria Cirillo, professoressa di economia politica, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Fabio Clementi, professore di economia politica, Università degli Studi di Macerata
Bruno Contini, professore di econometria, Università di Torino
Marcella Corsi, professoressa di economia politica, Sapienza Università di Roma
Simone D’Alessandro, professore di economia politica, Università di Pisa
Paolo De Renzio, economista, Escola Brasileira de Administração Pública e de Empresas
Stefano Di Bucchianico, ricercatore di economia politica, Università di Salerno
Corrado Di Guilmi, professore di economia politica, Università degli Studi di Firenze
Paolo Di Martino, professore di storia economica, Università di Torino
Carlo D’Ippoliti, professore di economia politica, Sapienza Università di Roma
Nicola Doni, professore di economia politica, Università degli Studi di Firenze
Lisa Dorigatti, professoressa di sociologia dei processi economici e del lavoro, Università di Milano
Giulio Fella, professore di economia politica, Università di Bologna
Davide Fiaschi, professore di politica economica, Università di Pisa
Marianna Filandri, professoressa di sociologia dei processi economici e del lavoro, Università di Torino
Stefano Fiori, professore di storia del pensiero economico, Università di Torino
Andrea Fumagalli, professore di economia politica, Università di Pavia
Giacomo Gabbuti, assegnista di ricerca in storia economica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Ettore Gallo, ricercatore di economia politica, Università degli Studi di Parma
Giovanni Gallo, ricercatore di scienza delle finanze, Università di Modena e Reggio Emilia
Luca Giangregorio, assegnista di ricerca in politica economica, Università degli Studi Roma Tre
Marilena Giannetti, ricercatrice di economia politica, Sapienza Università di Roma
Daniele Girardi, professore di economia, King’s College di Londra e University of Massachusetts
Federico Giri, ricercatore di politica economica, Università Politecnica delle Marche
Claudio Gnesutta, professore di politica economica, Sapienza Università di Roma
Dario Guarascio, professore di politica economica, Sapienza Università di Roma
Mattia Guerini, professore di economia politica, Università degli Studi di Brescia
Grazia Ietto Gillies, professoressa di economia applicata, London South Bank University
Roberto Iacono, professore di economia politica, Norwegian University of Science and Technology
Francesco Lamperti, professore di politica economica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Valentino Larcinese, professore di politica pubblica, London School of Economics
Eliana Lauretta, professoressa di economia, Coventry University
Claudio Leporelli, già professore di ingegneria economico-gestionale, Sapienza Università di Roma
Francesco Lissoni, professore di economia applicata, Université de Bordeaux
Riccardo Lucchetti, professore di econometria, Università Politecnica delle Marche
Tommaso Luzzati, professore di economia politica, Università di Pisa
Immacolata Marino, ricercatrice di economia politica, Università di Napoli Federico II
Marco Martinez, assegnista di ricerca in storia economica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Marco Mazzoli, professore di politica economica, Università degli Studi di Genova
Alessio Moneta, professore di economia politica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Fabio Montobbio, professore di economia applicata, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Anna Mori, professoressa di finanza aziendale, Università degli Studi di Milano
Guido Ortona, già professore di politica economica, Università del Piemonte Orientale
Lia Pacelli, professoressa di economia politica, Università di Torino
Antonio Palestrini, professore di politica economica, Università Politecnica delle Marche
Maria Grazia Pazienza, professoressa di scienza delle finanze, Università degli Studi di Firenze
Silvia Pasqua, professoressa di economia politica, Università di Torino
Claudio Antonio Giuseppe Piga, professore di economia politica, Università degli Studi di Genova
Claudia Pigini, professoressa di econometria, Università Politecnica delle Marche
Paolo Pini, già professore di economia politica, Università di Ferrara
Eleonora Priori, assegnista di ricerca in economia politica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Giacomo Rella, assegnista di ricerca in economia, Université du Québec à Montréal
Luca Riccetti, professore di economia politica, Università degli Studi di Macerata
Giorgio Ricchiuti, professore di politica economica, Università degli Studi di Firenze
Federico Riccio, ricercatore di politica economica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Alberto Rinaldi, professore di storia economica, Università di Modena e Reggio Emilia
Margherita Russo, professoressa di politica economica, Università di Modena e Reggio Emilia
Francesco Schettino, professore di economia politica, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
Paolo Silvestri, già professore di scienza delle finanze, Università di Modena e Reggio Emilia
Stefano Staffolani, professore di politica economica, Università Politecnica delle Marche
Marco Stamegna, assegnista di ricerca in politica economica, Scuola Normale Superiore, Firenze
Alessandro Sterlacchini, professore di economia applicata, Università Politecnica delle Marche
Emanuela Struffolino, ricercatrice di sociologia dei processi economici e del lavoro, Università di Milano
Francesca Subioli, assegnista di ricerca in scienza delle finanze, Università degli Studi Roma Tre
Mauro Sylos Labini, professore di politica economica, Università di Pisa
Matteo Targa, assegnista di ricerca in economia, Università degli Studi Roma Tre
Daniele Tavani, professore di economia politica, Colorado State University
Gabriele Tedeschi, professore di economia politica, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Pietro Terna, professore di economia politica, Università di Torino
Pasquale Tridico, professore di politica economica, Università degli Studi Roma Tre
Vincenzo Valori, professore di economia politica, Università degli Studi di Firenze
Marco Veronese Passarella, professore di politica economica, Università dell’Aquila e Leeds University
Maria Enrica Virgillito, professoressa di economia politica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Claudia Vittori, ricercatrice di economia politica, Università degli Studi Roma Tre
Luca Zamparelli, professore di economia politica, Sapienza Università di Roma
Roberto Zanola, professore di scienza delle finanze, Università del Piemonte Orientale

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  • habsb |

    Come stupirsi che delle persone pagate dallo Stato si battano perché il loro datore di lavoro possa avere più soldi ?

  • Francesco |

    Ben detto! 👍

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