Via i brevetti sui vaccini anti-covid, la proposta di 100 Paesi al Wto per fermare la pandemia

Forse è il momento di sospendere i brevetti dei vaccini anti-covid per consentire che anche i paesi più svantaggiati possano produrre gli antidoti per debellare la più grave pandemia degli ultimi cent’anni. Lo chiedono l’India, il Sud Africa e altri 100 paesi di tutto il mondo. Lo chiedono all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), che si riunirà il 10 marzo, per consentire a tutti i paesi di non riconoscere brevetti e altre proprietà intellettuali relative a farmaci, vaccini, diagnostica e altre tecnologie contro il Covid-19 per la durata della pandemia, fino al raggiungimento dell’immunità di gregge globale.

Lo chiede anche Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che si unisce alla proposta e in un articolo sul Guardian spiega che la rinuncia temporanea ai brevetti per vaccini e medicine anti-coronavirus potrebbe essere una soluzione per immunizzare il più velocemente possibile donne e uomini anche nei paesi meno sviluppati, rimasti fin qui ai margini nelle campagne di vaccinazione.

“In primo luogo – scrive Ghebreyesus -, abbiamo bisogno di una produzione di vaccini sostenibile in tutto il mondo. Alcune aziende, come AstraZeneca, hanno condiviso le loro licenze in modo che i vaccini possano essere prodotti in più siti. Altri, come Pfizer e Sanofi, hanno stipulato accordi per trasferire la tecnologia, come la finitura delle fiale di vaccino. Alcuni governi, come il Canada, hanno anche stretto accordi con singole aziende e stanno creando unità di produzione completamente nuove, che produrranno nuove dosi nel giro di pochi mesi”.

Royalties alle aziende

Questi sono passi significativi, ribadisce il direttore generale dell’Oms, “ma non possiamo fermarci finché tutti non avranno accesso e dobbiamo garantire catene di approvvigionamento di vaccini sostenibili a lungo termine che sono molto più grandi di quelle che abbiamo ora. Ciò diventerà ancora più importante se dovremo vaccinare le persone con richiami o riformulare i vaccini per affrontare le varianti. Rinunciare temporaneamente ai brevetti non significa che gli innovatori perderanno. Come durante la crisi dell’Hiv o in una guerra, alle aziende verranno pagate le royalty per i prodotti che fabbricano”.

E Ancora: “Ci sono alcune cose che il settore privato fa davvero bene e ci sono altre aree in cui i governi devono intervenire. Non credo che a livello globale stiamo esercitando tutta la nostra forza manifatturiera al momento. Ad esempio, alcuni produttori non sono stati in grado di produrre candidati vaccini di successo, il che è prevedibile, ma i loro impianti di produzione potrebbero essere riutilizzati per quei vaccini che hanno dimostrato di funzionare. A tal fine, sono lieto di vedere il presidente Biden annunciare che Johnson & Johnson e Merck formeranno ora una partnership per aumentare la produzione di vaccini”.

Ma è anche importante, aggiunge il direttore dell’Oms, che i paesi a basso e medio reddito sviluppino “la propria capacità di produzione interna. Proprio come il vaccino contro la febbre gialla è ora prodotto a Dakar, in Senegal, un investimento nella produzione potrebbe vedere lo stesso fatto con i vaccini covid-19. Vaccinare tutto il mondo in una volta non è mai stato fatto. Ma se riusciamo a mettere un rover su Marte, possiamo sicuramente produrre miliardi di vaccini e salvare vite sulla terra”.

Dunque, la richiesta di India, Sud Africa e altri 100 paesi trova nuovi consensi, soprattutto alla luce della velocità di espansione del virus con le nuove varianti.

No a barriere d’accesso

Nella proposta inviata lo scorso ottobre al Wto, India e Sud Africa scrivono che “dato l’attuale contesto di emergenza globale, è importante che i membri del Wto lavorino insieme per garantire che i diritti di proprietà intellettuale come brevetti, disegni industriali, diritti d’autore e la protezione delle informazioni riservate non crei barriere all’accesso tempestivo a cure mediche a prezzi accessibili, inclusi vaccini e medicinali per combattere il covid-19”.

“A livello internazionale – continua il documento -, c’è un urgente richiamo alla solidarietà globale e alla condivisione globale senza ostacoli di tecnologia e know-how, in modo che possano essere fornite risposte rapide per la gestione del covid-19 in tempo reale”.

La proposta si conclude con la richiesta di rinunciare temporaneamente all’applicazione della proprietà intellettuale. “La rinuncia dovrebbe continuare fino a quando la vaccinazione diffusa non sarà in atto a livello globale e la maggioranza della popolazione mondiale avrà sviluppato l’immunità”.

I paesi membri del Wto possono richiedere una deroga a determinati obblighi nei trattati dello stesso Wto in circostanze eccezionali. Se i membri concordano sulla rinuncia, i paesi possono scegliere di non concedere o far rispettare la proprietà intellettuale (brevetti, design industriale, copyright e segreti commerciali) relativa a tutti i prodotti e le tecnologie mediche sul covid-19.

Finora – spiegano a Médecins Sans Frontières/Doctors Without Borders (Msf) -, le società farmaceutiche e altri produttori di farmaci necessari per affrontare il covid non hanno mostrato alcuna volontà di adottare un approccio diverso durante la pandemia per garantire un accesso più ampio ai prodotti necessari.

Il caso del Remdesivir

Gilead, il titolare del brevetto su Remdesivir, l’unico farmaco finora approvato specificamente per il trattamento del covid, ha concesso una licenza in un modo che esclude quasi la metà della popolazione mondiale dal trarre vantaggio dalla riduzione dei prezzi della concorrenza generica sul farmaco, dicono gli esperti di Msf.

Nel giugno 2020, Gilead ha annunciato che il Remdesivir sarebbe stato venduto al prezzo di 2.340 dollari per un periodo di trattamento di cinque giorni nella maggior parte dei paesi. E questo – sottolineano gli specialisti di Msf – nonostante la società abbia ricevuto più di 70 milioni di dollari di finanziamenti pubblici per svilupparlo e le ricerche sui prezzi dimostrano che può essere prodotto per meno di 9 dollari per ciclo di trattamento.

angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com

Twitter: @Angelo_Mincuzzi

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  • habsb |

    La rinuncia ai brevetti è moralmente accettabile quando il beneficiario è un paese povero.
    D’altronde il Bangladesh produce già il remdesivir senza rispettare il brevetto Gilead, grazie a una deroga permessa dall’Organizzazione Mondiale del Commercio per le crisi umanitarie.
    ma quando si parla di paesi potenti come l’India, Francia, o Cina popolare, che spendono miliardi in armamenti, sarebbe assolutamente immorale che i laboratori rinuncino alla loro proprietà intellettuale in cambio di qualche centesimo di royalty.
    Il commercio funziona se ognuno ha qualcosa da offrire agli altri.
    Perché allora non richiedere anche che la Cina regali le tute e tamponi e i milioni di mascherine che invece il nostro paese ha dovuto pagare?
    Ma siamo alle solite. La Cina popolare, superiore all’Occidente nella supply chain produttiva, vuole rubare i brevetti occidentali.
    E si serve del direttore dell’OMS per far pressione sulla comunità internazionale.

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