Sussidi per i poveri a 18 miliardari negli Stati Uniti. Risultavano a reddito zero

Almeno 18 miliardari hanno ricevuto negli Stati Uniti sussidi pubblici legati al Covid nonostante gli aiuti fossero rivolti a famiglie povere o del ceto medio per superare la crisi economica innescata dalla pandemia. Sembra impossibile ma è accaduto davvero.

È ancora una volta la redazione no-profit ProPublica a rivelare l’ennesimo scandalo legato alla tassazione degli ultra-ricchi negli Usa.

Analizzando i dati del Fisco Usa (l’Internal revenue service), i giornalisti di ProPublica hanno scoperto che circa 270 ultra-ricchi hanno ricevuto sostegni pubblici previsti nel 2020 dal Cares Act, il pacchetto di sussidi da 2,2 trilioni di dollari varato dal Congresso per aiutare 150 milioni di famiglie messe a dura prova dalla pandemia.

Gli aiuti per i poveri, insomma, sono finiti automaticamente anche a miliardari, che – a dir la verità  – non li avevano chiesti.

La legge, infatti, ha previsto versamenti automatici di 1.200 dollari per i contribuenti single e di 2.400 per le coppie sposate, a patto che guadagnassero rispettivamente meno di 75mila e 150mila dollari. Ma tra i miliardari che hanno ricevuto gli assegni c’è anche George Soros.

Le 270 persone facoltose che hanno ricevuto gli assegni non hanno richiesto i pagamenti: il Fisco ha inviato automaticamente l’aiuto a chiunque avesse dichiarazioni dei redditi inferiore alle soglie previste. La cosa sbalorditiva è che per il Fisco i miliardari beneficiati dagli assegni erano nullatenenti.

Il rapporto di ProPublica arriva mentre alcuni parlamentari democratici stanno spingendo per una tassa sui miliardari , sostenendo che i cittadini più ricchi della nazione dovrebbero pagare di più per una questione di equità. Durante la pandemia, il patrimonio netto collettivo dei circa 700 miliardari americani è aumentato di 2.000 miliardi di dollari, grazie a un incremento dei prezzi delle azioni e dei valori di altre attività. La tassa sui miliardari imporrebbe una nuova imposta sui guadagni patrimoniali, indipendentemente dal fatto che un miliardario abbia venduto o meno le azioni della società  che controlla  Secondo la normativa vigente, una plusvalenza viene tassata solo se “realizzata” quando il suo proprietario vende il bene e registra il profitto. I guadagni non realizzati – azioni o altri investimenti che aumentano di valore e che l’investitore detiene e sfrutta – non sono attualmente tassati.

Ma la scoperta che almeno 18 miliardari americani hanno ricevuto assegni di stimolo destinati alle famiglie a reddito medio rivela come funziona l’attuale sistema fiscale per i ricchi.

La maggior parte dei contribuenti Usa paga le tasse sul reddito da lavoro. Gli ultra-ricchi, invece, sfruttano una serie di scappatoie e deduzioni contabili per ridurre il reddito dichiarato. Ad esempio utilizzando le perdite aziendali per compensare i guadagni.

Cosa è accaduto

Nel marzo 2020, quando la prima ondata di infezioni da coronavirus ha quasi bloccato l’economia degli Stati Uniti, il Congresso ha risposto con velocità, approvando un pacchetto di sussidi da 2,2 trilioni di dollari chiamato Cares Act, scrive ProPublica. Il fulcro della legge era un pagamento di emergenza a oltre 150 milioni di famiglie americane che avevano bisogno di aiuto. Il denaro è stato inviato automaticamente a coloro che erano sotto le soglie previste.

Il finanziere Ian Rennert, con un patrimonio di 3,7 miliardi di dollari secondo Forbes, non sembrava aver bisogno dell’infusione di denaro offerta dal Cares Act. Dopotutto, la sua casa di Hamptons di 62.000 piedi quadrati è una delle più grandi del paese, quindi era improbabile che avesse problemi a comprare da mangiare. Tuttavia, Rennert, che ha fatto fortuna come raider di società negli anni ’80 e ’90, ha ricevuto un assegno di 2.400 dollari dal governo.

Neanche George Soros, il gestore di hedge fund che vale 8,6 miliardi di dollari, aveva bisogno dei contanti del Cares Act. Né suo figlio, Robert. Ma anche loro hanno ricevuto gli assegni, che hanno poi restituito, visto che non li avevano richiesti.

ProPublica ha scoperto 270 contribuenti che hanno denunciato complessivamente 5,7 miliardi di dollari di entrate, secondo le loro precedenti dichiarazioni dei redditi, ma che sono stati in grado di sfruttare detrazioni su una scala così massiccia da rientrare nei parametri degli aiuti pubblici.

Timothy Headington è un magnate del petrolio, sviluppatore immobiliare e produttore esecutivo di film come “Argo” e “World War Z” e vale 1,4 miliardi di dollari. Aveva 62 milioni di entrate nel 2018, ma dopo 342 milioni di svalutazioni, il suo risultato finale è stato negativo per 280 milioni. Lo stesso vale per Rennert, i cui 64 milioni di entrate quell’anno sono stati cancellati da 355 milioni in detrazioni, per un totale finale di 291 milioni negativi.

Dati come questi – denuncia ProPublica – rivelano una verità fondamentale sul sistema fiscale statunitense. La maggior parte delle persone guadagna la stragrande maggioranza del proprio reddito tramite i salari. Ma i contribuenti più ricchi hanno spesso una grande flessibilità su quando e come prelevare il reddito imponibile, cosa che consente loro di pagare in tasse solo una parte minuscola dell’aumento della loro ricchezza. Per gli ultraricchi, i salari sono da evitare, visto che portano con sé l’onere non solo dell’imposta sul reddito, ma anche dell’imposta sulle retribuzioni.

I miliardari evitano i salari

I salari raramente costituiscono una parte significativa del reddito per i 270 ricchi beneficiari dei sussidi identificati da ProPublica. In totale, solo 82 milioni (l’1,4%) dei 5,7 miliardi di entrate incassati dal gruppo sono arrivati sotto forma di salari.

Gli ultraricchi hanno altri vantaggi fiscali. Molti possono attingere a un filone di detrazioni particolarmente generoso: le aziende che possiedono. E possono cancellare tutto il loro reddito, anche per gli anni a venire, a differenza di altre detrazioni, come quelle per le donazioni di beneficenza. Alcuni settori, come quello immobiliare o del petrolio e del gas, sono una fonte di vantaggi fiscali che possono generare perdite sula carta anche per un’azienda di successo.

L’importo dell’aiuto di stimolo che è andato ai contribuenti ultraricchi era una parte trascurabile dei trilioni spesi tramite il Cares Act. Ma il fatto che i miliardari siano stati in grado di rientrare tra i beneficiari dimostra che quando i legislatori si affidano alle dichiarazioni dei redditi per determinare l’ammissibilità agli aiuti, possono esserci risultati sorprendenti.

Alla domanda su cosa ne pensasse dei miliardari che ricevono i sussidi, il presidente della Commissione Finanze del Senato, Ron Wyden, ha risposto: “Il codice fiscale semplicemente non è attrezzato per tassare i miliardari in modo equo, o addirittura per garantire che paghino qualcosa”.

Il gioco delle deduzioni

I miliardari ottengono spesso notevoli detrazioni fiscali dal possesso di squadre sportive. Un certo numero di proprietari di squadre erano tra i destinatari dei sussidi. Per esempio, Terrence Pegula, che vale 5,7 miliardi di dollari e possiede sia i Buffalo Bills della Nfl che i Buffalo Sabres della Nhl, era uno di questi. A ricevere un assegno è stato anche Glen Taylor, con una ricchezza di 2,8 miliardi, che all’inizio di quest’anno ha stretto un accordo per vendere le squadre Nba e Wnba del Minnesota per 1,5 miliardi di dollari.

Alcuni degli ultraricchi hanno ricevuto benefici dal governo in più di un’occasione. Joseph DiMenna, un partner di Zweig-DiMenna, un hedge fund, collezionista d’arte e appassionato di polo, possiede un club che organizza partite di polo di beneficenza per cause contro la povertà. Nel 2017, ha ricevuto un pagamento speciale dal suo fondo di 1,1 miliardi. Ma nel 2018, senza un pagamento così massiccio, le detrazioni aziendali hanno riportato il suo reddito al punto in cui era stato negli anni precedenti: meno di zero dollari. Questo gli ha dato diritto ai sussidi.

Sia nel 2015 che nel 2016, il reddito negativo di DiMenna gli ha anche dato diritto a 2.000 dollari in crediti d’imposta rimborsabili per bambini, destinati a sostenere le famiglie della classe media con le spese per l’assistenza all’infanzia.

L’ex Ceo di Lehman Brothers, Richard Fuld, ha gestito negli ultimi anni una società chiamata Matrix Investment Partners. Le perdite fiscali generate dalla società sono state una delle ragioni per cui ha ottenuto un assegno di sussidio.

Un altro beneficiario del Cares Act è stato Erik Prince, che, prima delle detrazioni, aveva un reddito di 5,3 milioni di dollari nel 2018. Prince ha fondato la Blackwater, una compagnia militare privata che ha ricevuto centinaia di milioni in contratti governativi. È famoso per aver denunciato l’eccesso di spesa pubblica, dicendo che gli Usa sono “dissanguati dal debito”.

Una riforma del Fisco negli Stati Uniti è sempre più urgente per bilanciare il prelievo fiscale che oggi avvantaggia i più ricchi, anche con sussidi destinati ai poveri.

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  • habsb |

    egr. dr. Mincuzzi
    ecco dunque l’ennesima prova che lo stato non sa, non puo’ e non deve rifare il mondo con i suoi emolumenti basati sul debito.
    Le società moderne sono troppo complicate per essere comprese e radrizzate da un’ammnistrazione, sia pure imponente come la statunitense.
    Fra l’altro poi il debito statale è una redistribuzione verso i più ricchi, che incassano milioni di interessi pagati dalle tasse sopportate dalla classe media.

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