Viaggio nell’Isola di Man, Eldorado dei ricchi. Un jet di lusso ogni 82 abitanti

Se possedete un jet privato e alcune decine di milioni di euro, il vostro posto ideale è l’Isola di Man. Un’antica leggenda di questa terra a metà strada tra l’Irlanda e la Gran Bretagna narra che dalla cima del monte Snaefell, l’unica montagna del paese, si possano vedere sei regni: l’intera Isola di Man, l’Inghilterra, la Scozia, il Galles, l’Irlanda e il Paradiso. Sarà, ma nel 2020, per i milionari, i vip e gli oligarchi russi, il vero paradiso non è quello che tutti noi possiamo solo immaginare ma coincide esattamente con il territorio dell’Isola di Man.

L’Eldorado dei nababbi

Questo lembo di terra, infatti, continua a essere l’Eldorado dei nababbi di tutto il mondo che solcano i cieli con i loro aerei personali. Con una superficie di 572 chilometri quadrati (poco più grande del comune di Sassari) nell’isola sono registrati più di 1.000 aerei di lusso.

In media ci sarebbe un aereo ogni 82 abitanti se i jet appartenessero ai cittadini dell’isoletta. Ma le cose non stanno proprio così. Gli aerei sono di proprietà di vip e di miliardari che sull’isola hanno trascorso al massimo un paio d’ore in tutta la loro vita.

Ed è inutile cercare gli apparecchi sulla pista dell’aeroporto di Ronaldsway, l’aerostazione a 11 chilometri a sud-ovest della capitale Douglas, perché dei velivoli non c’è traccia. Qui sono stati immatricolati per ragioni fiscali ma nell’isola sono atterrati soltanto una volta, per la registrazione, e non sono mai più tornati.

57709e66-2fbb-4ec8-945c-b666081f0e48Il secondo registro europeo

Provate a cercare su Google Maps dove si trova l’Isola di Man e quali dimensioni ha il suo territorio in confronto alla Gran Bretagna. E ora considerate che nella classifica europea dei paesi dove sono registrati più jet di lusso, l’Isola di Man figura al secondo posto mentre è in sesta posizione nella classifica mondiale.

Il motivo è che chi “domicilia” qui un areo di lusso riesce a non pagare l’Iva aggirando la legislazione comunitaria e risparmiando milioni di euro. Con la Brexit, però, la pacchia finirà o verrà ridimensionata e allora l’Isola di Man dovrà trovare un’altra fonte di introiti per rimpinguare il suo bilancio.

L’isola si trova nel Mare d’Irlanda. Ha stretti legami costituzionali con il Regno Unito, e come le altre dipendenze della Corona – Guernsey e Jersey, per esempio – non è considerata parte della Gran Bretagna, ma un “territorio di cui è responsabile il Regno Unito”.

Nel XVIII secolo l’Isola di Man era un luogo di passaggio per il contrabbando verso la Gran Bretagna, grazie anche alle sue tasse basse e alla vicinanza alle coste inglesi. Nel 1876, la Corona britannica decise di allineare il regime doganale dell’isola di Man e rivendicare una parte delle entrate doganali perse.

Aliquote zero

Oggi, l’Isola conserva aliquote fiscali estremamente basse, pari a zero per molti settori. Ma piuttosto che soddisfare i contrabbandieri di rum e tabacco, l’isola del 21 ° secolo è l’Eldorado per i super ricchi che possiedono jet privati sotto la copertura di società anonime.

Dal 2007, quando è stato istituito il registro degli aerei, l’isola è stata ampiamente pubblicizzata nel settore dei servizi finanziari come la destinazione perfetta per la registrazione di jet.

I Paradise Papers nel 2017 hanno rivelato una serie di casi in cui i super ricchi importavano jet nell’Isola di Man e apparentemente riducevano o eliminavano del tutto le loro fatture Iva multimilionarie. Tra loro c’era il campione del mondo di Formula Uno Lewis Hamilton che avrebbe evitato di pagare 5,2 milioni di dollari di Iva sull’acquisto del suo jet Bombardier Challenger 605  del valore di 27 milioni di dollari (che ha poi rivenduto).

Lo studio legale Appleby con sede nelle Bermuda ha collaborato con la Ernst & Young per aiutare Hamilton a evitare le tasse pianificando un suo fugace passaggio sull’Isola di Man. “Ciò comporterà un breve soggiorno, normalmente meno di due ore”, hanno scritto gli uomini di Appleby.

Trecento richieste

E adesso uno studio della ong Global Witness rivela che – a tre anni di distanza dai Paradise Papers – l’isola dei 1.000 velivoli continua a essere utilizzata per eludere il pagamento dell’Iva sugli aerei privati. Dall’ottobre 2011 a oggi Man ha ricevuto quasi 300 richieste di esenzione fiscale sugli aerei di lusso.

“A tutti loro è stato dato il via libera, con un potenziale risparmio di quasi 1 miliardo di sterline, equivalente all’intero budget del governo dell’isola di Man per il 2020”, sottolinea Global Witness.

L’analisi Global Witness si basa sui dati della filiale della Cayman National Bank prelevati da un hacker alla fine del 2019. Poiché l’isola è considerata parte del Regno Unito ai fini fiscali, una volta importati nell’Isola di Man i jet possono spostarsi liberamente verso altri aeroporti all’interno dell’Unione europea. Almeno fino a quando la Brexit non diventerà operativa.

I jet privati acquistati al di fuori dell’Unione europea sono soggetti a un’imposta sulle vendite del 20% se i loro proprietari desiderano volare liberamente all’interno della Ue senza incorrere in costi doganali aggiuntivi. Ma la registrazione sull’isola consente le importazioni esentasse sulla base di un’esenzione fiscale prevista per l’uso professionale del velivolo.

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Russi e nigeriani 

Secondo Global Witness l’esenzione fiscale sarebbe stata ottenuta anche dall’uomo d’affari russo Oleg Tinkov, che ha acquistato il passaporto cipriota per muoversi liberamente nella Ue ed è attualmente sotto inchiesta negli Stati Uniti. Gli Usa hanno chiesto alla Gran Bretagna (dove Tinkov vive abitualmente) la sua estradizione. L’esenzione fiscale chiesta di Tinkov riguardava il suo nuovo jet Dassault Falcon 7X da 48 milioni di dollari

Un recente rapporto di Finance Uncovered ha rivelato il sequestro in Canada di un jet registrato all’Isola di Man, presumibilmente acquistato da Dan Etete, l’ex ministro del petrolio nigeriano, con i soldi dell’affare da 1,3 miliardi di dollari per il blocco petrolifero OPL 245. Il jet era di proprietà di una società registrata nelle Isole Vergini britanniche, Tibit Limited.

Gli avvocati che rappresentano la Tibit hanno ritenuto il sequestro infondato e lo hanno impugnato, ma la decisione è stata recentemente confermata dalla Corte Superiore del Quebec, secondo quanto ha riferito Radio Canada. Shell ed Eni sono attualmente sotto processo in Italia per accuse di corruzione legate al loro ruolo nell’accordo OPL 245.

L’ex ministro dell’Azerbaijan

Le indagini di altre organizzazioni che utilizzano i dati hackerati suggeriscono che la Cayman National Bank gestisse conti per alcune persone controverse e politicamente esposte. Nel maggio 2020 un’indagine congiunta di Occrp e Finance Uncovered ha rivelato che la famiglia dell’ex ministro della sicurezza nazionale dell’Azerbaigian, Eldar Mahmudov, aveva costruito un impero commerciale e immobiliare per un valore stimato di 100 milioni di euro.

Secondo Occrp, molte di queste attività erano controllate da società che erano nei libri contabili della Cayman National Bank.

L’indagine di Occrp e Finance Uncovered rivela che la banca stessa ha segnalato i conti collegati alla famiglia Mahmudov e nel luglio 2016 ha inviato informazioni all’Unità di intelligence finanziaria dell’Isola di Man.

Sulla scia dei Paradise Papers, nel 2018 la Commissione europea ha esortato il Regno Unito a reprimere le “pratiche Iva abusive nell’Isola di Man”. Bruxelles non ha ancora pubblicato l’esito della propria indagine avviata da tempo. Nel frattempo l’Eldorado continua ad attrarre vip e milionari. Brexit permettendo.

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