Nei paradisi fiscali della Gran Bretagna 38 miliardi di euro degli oligarchi russi

Gli oligarchi russi hanno messo al sicuro almeno 38,6 miliardi di euro (pari a 34 miliardi di sterline) nei paradisi fiscali e societari sotto il controllo della Gran Bretagna. È una cifra cinque volte superiore ai soldi investiti direttamente da cittadini russi nel Regno Unito. Più di 30 di questi 34 miliardi di sterline sono stati investiti nelle Isole vergini britanniche (Bvi).
Lo rivela un rapporto dell’organizzazione non governativa Global Witness.

Il report, “Missing the bigger picture”, viene diffuso proprio mentre il governo britannico sta fronteggiando le conseguenze dell’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia. Il rapporto di Global Witness si basa su dati del Fondo monetario internazionale della Banca centrale russa.
Secondo l’analisi della Ong, la quantità di soldi posseduti da cittadini russi nel Regno Unito è di gran lunga inferiore ai patrimoni controllati dagli stessi russi nel territori britannici d’oltremare, che includono alcuni dei maggiori paradisi fiscali del mondo.

Territori d’oltremare e paradisi fiscali

Di piccole dimensioni e principalmente costituiti da arcipelaghi e zone insulari, i 14 territori d’oltremare sono quelle parti dell’ex Impero britannico che non hanno acquisito l’indipendenza o che, contrariamente ai reami del Commonwealth, hanno votato per rimanere dipendenze britanniche. Pur avendo ognuno la sua leadership locale, condividono il sovrano britannico come capo di Stato: la regina Elisabetta II. I più noti sono le Isole Cayman, Bermuda, Gibilterra, le Isole vergini britanniche, Turks e Caicos, Anguilla e Montserrat.
Il report di Global Witness giunge alla conclusione che nei territori britannici d’oltremare gli oligarchi e i ricchi cittadini russi hanno investito una quantità di soldi cinque volte maggiore di quella che hanno impiegato nel Regno Unito.

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Insieme a Cipro e Olanda, i territori britannici d’oltremare sono il luogo più utilizzato dai russi per mettere al sicuro i propri soldi.
Negli ultimi dieci anni, il fiume di denaro che dalla Russia ha preso la strada dei paradisi fiscali legati alla Gran Bretagna è stato 7 volte più alto del flusso di soldi arrivati direttamente dalla Russia nel Regno Unito. A Londra gli investimenti immobiliari di cittadini russi sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni. E non sempre con soldi puliti, come ha dimostrato il film documentario “From Russia with cash” trasmesso nel 2015 da Channel 4, nel quale un giornalista fingeva di essere un ricco funzionario del ministero della Sanità russo intenzionato ad acquistare un’abitazione a Londra con soldi ricavati da tangenti (nella foto di apertura una scena del film con i due protagonisti).

E adesso Global Witness dimostra che una quantità molto più grande di soldi russi è stata investita non a Londra ma nei paradisi fiscali legati alla Gran Bretagna. Dove, negli ultimi 10 anni, gli oligarchi hanno convogliato ben 68 miliardi di sterline. Le Isole Vergini Britanniche sono da sole la seconda destinazione più utilizzata dopo Cipro per mettere al sicuro i soldi provenienti dalla Russia. Il patrimonio investito dagli oligarchi russi nei territori britannici d’oltremare ammonta al 12% di tutta la ricchezza investa all’estero da cittadini della Federazione russa.

L’affaire “Russian laundromat”

Secondo il report, tra i miliardi di sterline che dalla Russia arrivano nei paradisi fiscali legati alla Gran Bretagna vi sono considerevoli quantità di soldi sporchi da riciclare.
Società domiciliate nei territori d’oltremare britannici sono state, per esempio, utilizzate da uomini d’affari russi per trasferire 100 milioni di sterline che facevano parte dei 20 miliardi di dollari riciclati nello schema noto come “Russian laundromat”, la lavatrice russa, svelato dall’Occrp (Organized crime and corruption reporting, un’organizzazione che raggruppo decine di giornalisti di diversi paesi).
Il report descrive anche il caso di una società delle Isole vergini britanniche legata alla mafia russa, che ha trasferito 900mila dollari a un’altra società delle Bvi posseduta da un russo colpito dalle sanzioni degli Stati Uniti per la guerra in Siria. Uno degli azionisti di questa società, Alexander Perepilichnyy, legato alla mafia russa, è diventato successivamente un whistleblower ed è morto in circostanze misteriose in Surrey nel 2012.

Londra capitale del riciclaggio

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Non è una sorpresa che il sistema finanziario del Regno Unito, con Londra in testa, venga utilizzato per ripulire i soldi sporchi degli oligarchi russi. Le indagini degli ultimi anni hanno evidenziato che Londra è la capitale mondiale del riciclaggio. La britannica National crime agency ha stimato che ogni anno vengano riciclati in Gran Bretagna oltre 90 miliardi di sterline di provenienza illecita.
Uno dei modi per ripulire questo fiume di denaro illegale è proprio quello di farli passare attraverso i territori d’oltremare britannici. In questi paesi, come per esempio le Isole vergini britanniche, si possono creare società anonime protette dal segreto garantito dalle leggi promulgate dalle autorità di questi paesi. Le società scudo consentono ai criminali e ai riciclatori di separare ufficialmente se stessi dalle loro attività illegali. È infatti quasi impossibile risalire all’identità dei veri proprietari delle società anonime.
Il Parlamento britannico sta esaminando proprio in queste settimane la nuova legge contro il riciclaggio di soldi sporchi e il 1° maggio il governo ha affermato che non si opporrà a un emendamento che impone ai territori d’oltremare l’istituzione di registri pubblici dei beneficiari entro il 2019. Una svolta nella lotta ai paradisi fiscali.

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Il registro servirà a rendere trasparenti i nomi di chi controlla realmente le società domiciliate nelle giurisdizioni segrete legate al Regno Unito. La Gran Bretagna, dal canto suo, ha già provveduto alla creazione di un suo registro dei beneficial owners, sebbene nel registro delle società di Londra continuino a essere presenti entità finte o intestate a prestanomi o a persone inesistenti.

Offensiva contro le Scottish limited partnership

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Nel frattempo il governo britannico ha lanciato una nuova offensiva contro uno degli strumenti più utilizzati per riciclare denaro illecito: le Scottish limited partnership (Slp).
Si tratta di società in accomandita semplice costituite da almeno due soci, uno dei quali (il socio accomandatario) è responsabile degli eventuali debiti sostenuti mentre il socio accomandante ha una responsabilità limitata ma non può svolgere un ruolo decisionale nella società.
Le Slp differiscono dalle Limited partnership inglesi, gallesi e dell’Irlanda del Nord perché hanno una “personalità giuridica”, che consente loro di stipulare contratti, assumere debiti o possedere proprietà. Negli altri stati del Regno Unito tutto ciò può essere fatto soltanto dai soci.
Annunciando la decisione di realizzare una riforma delle Slp, il governo britannico ha affermato che migliaia di aziende utilizzano legittimamente le Slp ma alcuni studi hanno dimostrato che le società sono state utilizzate per giganteschi schemi di riciclaggio, come quello che ha mobilitato 100 Slp per riciclare 80 miliardi di dollari dalla Russia.

Secondo la nuova proposta legislativa, i partner dovranno dimostrare un collegamento reale con il Regno Unito e fare affari o possedere un indirizzo in Scozia. Dovranno inoltre registrarsi tramite un agente che effettuerà controlli anti-riciclaggio.
L’utilizzo illecito delle Slp è dimostrato da alcuni casi venuti alla ribalta negli ultimi mesi.  A occuparsene è stato soprattutto il quotidiano scozzese The Herald. Per esempio, si è scoperto che cinque prestanome controllavano oltre la metà delle 6.800 Slp registrate tra gennaio 2016 e maggio 2017. Non basta. Circa 17mila Slp, la metà delle Scottish limited partnership esistenti, sono state registrate in soli 10 indirizzi.
L’anno scorso è entrata in vigore la legge che obbliga anche le Slp a indicare il loro titolare effettivo, ma questa norma che ha introdotto una maggiore trasparenza ha portato a una riduzione dell’80% dei numero di nuove Slp registrate.

angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com

Twitter: @Angelo_Mincuzzi

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