Così l’Italia può far pagare le tasse ai residenti a Montecarlo (imitando De Gaulle)

L’acqua veniva giù a secchiate quella notte al confine tra Francia e Montecarlo. I doganieri francesi, intabarrati nelle cerate nere e con i cappelli d’ordinanza, si erano piazzati accanto a un cartello piantato provvisoriamente su un treppiedi su cui c’era scritto Halte Douane, stop dogana.

Era la mezzanotte tra il 12 e il 13 ottobre 1962 e i funzionari francesi cominciarono a fermare le auto che entravano e uscivano da Montecarlo chiedendo i documenti e domandando se i passeggeri avessero nulla da dichiarare, come racconto nel libro “Europa parassita – Come i paradisi fiscali dell’Unione europea ci rendono tutti più poveri” (Chiarelettere).

Il presidente francese Charles De Gaulle aveva tenuto fede alla minaccia inviata al principe Ranieri di Monaco e quella era la sua dichiarazione di guerra.

Il Principato consentiva ai ricchi francesi di prendere la residenza a Montecarlo e di non pagare le tasse? Ranieri permetteva che trasferissero in quel fazzoletto di terra anche le loro società, che così non dovevano versare nessuna imposta al Fisco di Parigi? “Bene – aveva sentenziato De Gaulle – chiuderò i confini e isolerò il principe Grimaldi e il suo paese”.

Il ministro delle Finanze di De Gaulle, Valery Giscard d’Estaing (che poi diventerà presidente della Francia) aveva voluto fare un esperimento. Aveva individuato i nomi di quattro francesi residenti a Montecarlo e che dichiaravano redditi milionari. E aveva rintracciato i loro numeri sull’elenco telefonico di Parigi. Una sera li aveva chiamati e aveva verificato che tre su quattro erano nelle loro abitazioni nella capitale francese. Lo erano quella sera come indubbiamente anche le sere precedenti e quelle successive.

La Francia di De Gaulle decise allora di porre fine all’ipocrisia generale secondo la quale i ricchi francesi andavano a Montecarlo perché nel Principato c’erano un clima migliore e un ambiente più sicuro e confortevole. Il messaggio che il governo di Parigi lanciò a tutti i francesi che vivevano nel Paese (e che pagavano diligentemente le imposte) era chiaro e forte: chi si trasferisce a Monaco lo fa per non pagare le tasse. Quel privilegio concesso a una piccola minoranza di super ricchi, e che danneggiava la Francia, doveva finire.

Via alla dogana

E così si arrivò al blocco. Philippe Bouvard, giornalista di Le Figaro inviato a Montecarlo per raccontare lo storico avvenimento, scrisse queste parole sul suo giornale: “A mezzanotte è stato messo in atto il programma: due ufficiali delle dogana e un brigadiere con cappuccio hanno collocato un cartello che indicava “Stop dogana” sulla strada per la Basse Corniche. E il controlli sono iniziati, con i primi ingorghi. Un centinaio di giornalisti di tutte le nazionalità e alcune decine di curiosi che avevano sfidato la pioggia torrenziale per testimoniare un momento storico, hanno creato sulla strada la più inestricabile confusione che la Costa Azzurra abbia mai registrato. Almeno fuori stagione”. Naturalmente fu solo un’operazione simbolica ma dall’alto impatto emotivo.

Come andò a finire è storia nota. Il principe Ranieri firmò un “armistizio” e ruppe per la prima (e finora unica) volta il principio stabilito da suo avo Carlo III nel 1869. I residenti francesi avrebbero dunque pagato le imposte alla Francia come se non fossero residenti a Montecarlo.

Ancora oggi gli oltre novemila residenti d’oltralpe nel Principato sono gli unici (insieme agli statunitensi che tassano i loro cittadini ovunque vivano nel mondo) a pagare le imposte. E pagarle al loro paese. Grazie a De Gaulle.

Non devono farlo invece gli ottomila italiani, i circa tremila britannici, gli oltre mille svizzeri e belgi, i 900 tedeschi, i russi, i greci, gli spagnoli e gli altri residenti di tutte le altre nazionalità, per i quali Montecarlo rappresenta un vero paradiso fiscale, un rifugio che concede loro un privilegio che i residenti stranieri difendono a denti stretti.

L’Italia come la Francia

Sappiamo che gli italiani che vivono a Montecarlo sono da tempo sotto i riflettori del nostro Fisco a caccia di finti residenti. Alcuni, colti con le mani nella marmellata, hanno dovuto ammettere di aver sbagliato e hanno già risarcito lo Stato italiano, cioè tutti noi. Quei soldi torneranno dove avrebbero dovuto sempre essere: nella comunità italiana.

Ma i funzionari dell’Agenzia delle Entrate che stanno cercando di far tornare in Italia soldi preziosi per far funzionare le infrastrutture e la sanita e aiutare i più deboli, i malati, i disabili, i bambini e in fondo tutti noi, devono svolgere un compito assai arduo. Ricostruire spostamenti e centri di interesse di ottomila persone è infatti un lavoro lungo e complicato. Spesso impossibile, soprattutto se gli uomini che devono farlo sono pochi. Per ogni italiano costretto dall’evidenza delle prove a confessare che Montecarlo non è la sua vera residenza ce ne sarà un altro che riuscirà a farla franca.

Ma il problema non riguarda soltanto i falsi residenti.

Ecco perché l’Italia dovrebbe seguire l’esempio di De Gaulle. Montecarlo dista dall’Italia soltanto 15 chilometri che si percorrono attraverso una comoda autostrada in pochi minuti. E’ comodo anche raggiungerla via mare, se si possiede un super yacht. Oppure in elicottero.

Anche se non può bloccarne i confini, il nostro paese può sempre adottare misure specifiche per ottenere ciò che la Francia ha già ottenuto in passato. È solo un problema di volontà politica.

Un fondo per ridurre le tasse

L’Italia avrebbe soltanto da guadagnarci e non avrebbe nulla da perdere perché gli ottomila italiani residenti a Montecarlo oggi non versano nemmeno un centesimo all’Italia. E anche se alcuni di loro scegliessero di abbandonare Monaco per trasferirsi altrove, quelli che rimarrebbero nel Principato dovrebbero versare al nostro Paese le imposte che oggi non pagano.

Un trattato con il Principato di Monaco avrebbe soltanto effetti positivi per gli italiani che vivono in Italia e che pagano le tasse. Ma avrebbe anche un grande effetto simbolico sui cittadini che lavorano e che versano allo Stato imposte certamente troppo alte.

I soldi recuperati potrebbero essere destinati a un fondo alimentato anche dal recupero dell’evasione e dell’elusione fiscale. Un fondo destinato a ridurre l’imposizione fiscale per chi le tasse le paga. Una misura equa per far pagare le imposte ai super ricchi che non le pagano e diminuirle a chi fa il proprio dovere.

Inoltre, far pagare le imposte in Italia agli italiani ultraricchi residenti a Montecarlo non limiterebbe la loro libertà né quella di chi sceglierebbe di trasferirsi nel Principato. Del resto i francesi sono liberissimi di andare a vivere a Monaco e anche gli statunitensi lo sono, ma devono semplicemente ricordarsi di versare le imposte ai loro rispettivi paesi. Tutto qui. La massima libertà di spostamento è saldamente garantita.

Certo, non è affatto semplice raggiungere questo obiettivo ma l’Italia può fare ciò che la Francia ha fatto più di 60 anni fa. Le condizioni ci sarebbero. Tranne una: all’Italia manca un De Gaulle.

Cosa dovrebbe prevedere un accordo tra Italia e Montecarlo? Questo è l’articolo 7 della Convenzione fiscale tra Francia e Principato di Monaco del 1963. Ho sostituito alle parole “Francia”, “francese” e “1962” le parole “Italia”, “italiana” e “2024”:

Articolo 7 – 1. Le persone fisiche di nazionalità italiana (francese nel testo originale, ndr) che trasferiranno il loro domicilio o la loro residenza a Monaco – o che non possono dimostrare cinque anni di residenza abituale a Monaco alla data del 13 ottobre 2024 (1962) – dovranno essere soggetti in Italia (Francia) all’imposta sul reddito delle persone fisiche e all’imposta addizionale alle stesse condizioni come se avessero il domicilio o la residenza in Italia (Francia).

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  • habsb |

    si puo’ fare se l’Italia e Monaco lo vogliono fare.
    Ma Monaco cosa ci guadagna ?

  • Angelo Mincuzzi |

    È soltanto un problema di natura politica. Si può fare se si vuole. Senza intaccare il principio di libertà di spostamento.

  • habsb |

    egr. dr. Mincuzzi

    1) in primo luogo dubito fortemente che la maggior parte degli ottomila italiani residenti a Monaco abbiano fatto questa scelta per motivi economici. I miliardari italiani, ovunque residenti, sono solo 62, dunque gli ottomila italiani residenti monegaschi sono semplici milionari. Non riesco a pensare che un semplice milionario con al massimo qualche milione di reddito imponibile trovi un vantaggio economico a risiedere a Monaco dove pagherà milioni nell’immobiliare e non dimentichiamolo, un’IRES al 33% sul reddito delle sue società ,quando nel “paradiso fiscale” italiano pagherebbe solo il 24%. Ogni caso personale è diverso, ma per la maggior parte non è cosi’ scontato che ci sia da guadagnarci, il che d’altronde è coerente con il fatto che solo il 2% dei 411mila milionari italiani abbia scelto di risiedere a Monaco. Quei pochi che l’hanno scelto, è probabile l’abbiano fatto per altre ragioni, come l’ordine e la sicurezza, la pulizia, la sanità, l’amenità del luogo, il clima, un aeroporto efficace come quello di Nizza, tutti vantaggi difficili da trovare riuniti assieme in qualunque città italiana.

    2) in secondo luogo non si vede una sola iniziativa che il governo italiano potrebbe intraprendere per obbligare il governo monegasco a tassare i residenti italiani. Monaco è una nazione sovrana che ha aderito all’accordo di Maastricht, impossibile dunque restringere i movimenti in entrata e in uscita come fece buonanima deGaulle tanto tempo fa. Non potendo passare in forza, l’unica via sarebbe un accordo amichevole con il governo monegasco, che non accetterà mai siccome avrebbe solo da perdere in caso di un’imposizione dei suoi residenti da trasferire all’Italia.

    3) Il principio stesso di una tassazione in base alla nazionalità piuttosto che alla residenza (come praticato dalla superpotenza americana) è in generale inaccettabile per due almeno tre ragioni
    3a) la prima è che giuridicamente, il contribuente pagherebbe per servizi di cui non gode, trovandosi in altro stato di quello che incassa i suoi tributi
    3b) per i governi gran pericolo: basterebbe a un residente di qualsivoglia nazione, prendere un’altra nazionalità per pagare meno tasse senza spostarsi e senza rinunciare ai servizi erogati dallo stato di residenza
    3c) ad eccezione appunto della superpotenza americana, grande difficoltà per gli stati a riscuotere tasse dai non residenti: che strumenti di pressione avrebbe l’Italia per obbligare un altro stato a riscuotere e trasferire tasse sui residenti di nazionalità italiana ?

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