La società che gestisce i diritti d’immagine di Paul Pogba, il fuoriclasse francese venduto ad agosto dalla Juventus al Manchester United per la cifra record di 105 milioni di euro, è registrata in una moderna palazzina di tre piani sulla Esplanade, la strada che costeggia la baia di Saint Helier, capitale dell’Isola di Jersey.
Al primo piano di un edificio in pietra bianca e vetri, al numero 17, ha sede la Whitmill Trust, società fondata nel 1992 che gestisce e amministra entità offshore, con sedi in Svizzera, a Malta e a Gibilterra. Di fronte alle vetrate della Whitmill Trust c’è la Liberation Station, la moderna stazione degli autobus che connette Saint Helier alle altre cittadine dell’isola, patria dell’industria finanziaria offshore nel Canale della Manica e noto rifugio di evasori fiscali.
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È qui che il 4 febbraio 2016, con il numero 120609 viene registrata la Aftermath Limited, i cui azionisti sono la Whitmill Nominees Limited e la Whitmill Secretaries Limited, entrambe società della Whitmill Trust. Le due azioni che compongono il capitale della Aftermath sono distribuite equamente tra i due azionisti che compaiono nell’atto di incorporazione.
La Whitmill Nominees e la Whitmill Secretaries, naturalmente, sono solo dei prestanome, come tutti o quasi gli azionisti di società qui nell’isola. In realtà, scrive il giornale francese Mediapart, la Aftermath non è una società qualsiasi ma è lo scrigno dentro il quale sono custoditi i diritti di immagine di Pogba, diritti che valgono decine, forse centinaia di milioni.
Lo scrigno di Pogba
Il 16 marzo 2016, cioé un mese e mezzo dopo la costituzione della Aftermath nell’isola di Jersey, Adidas annuncia in pompa magna la firma di un contratto con il calciatore allora in forza alla Juventus. La stampa specializzata stima, in quei giorni, che il contratto valga tra i 25 e i 40 milioni di euro in dieci anni. Secondo i documenti di Football Leaks consultati da Mediapart e dai giornalisti dell’Eic (European investigative collaborations) il marchio “Paul Pogba” appartiene alla Aftermath Limited. Fino alla scorsa estate era registrato a nome della Blue Brands, una società irlandese creata dal procuratore del calciatore, Mino Raiola (nella foto in alto nella pagina insieme a Pogba). Poi, il 15 luglio 2016 – sempre secondo i documenti di Mediapart – un avvocato italiano scrive all’Ufficio europeo della proprietà intellettuale per trasferire alla Aftermath, a partire dal 15 giugno 2016, i marchi “Paul Pogba”, “PP 06”, Pogboom06” e “Signature of Paul Pogba”.
Nulla di illegale, nulla contro le leggi. Tutto è previsto e consentito dalle normative internazionali, ed è perfettamente regolare se prima sono state versate tutte le imposte. Ma certamente il giro tra i paradisi fiscali dei diritti di immagine e dei marchi legati al calciatore francese sono l’ennesima, potente, dimostrazione di come l’industria offshore sia ormai un tutt’uno con il ricco mondo del calcio internazionale.
I compensi di Raiola
Il passaggio di Pogba dalla Juventus al Manchester United per 105 milioni di euro ha fatto del calciatore 23enne il giocatore più caro di tutti i tempi e ha generato una commissione di ben 27 milioni di euro per il suo procuratore, l’italo-olandese Raiola, nato a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, ed emigrato all’età di un anno con i genitori ad Harlem, in Olanda. Oggi Raiola risiede a Montecarlo ed è uno dei procuratori più influenti nel mondo del calcio: rappresenta star come Zlatan Ibrahimovic o Mario Balotelli.
I Football Leaks, scrive Mediapart, dimostrano come Raiola sia riuscito a ottenere 10 milioni di euro dalla Juventus nei quattro anni trascorsi da Pogba a Torino. Raiola, insomma, ha guadagnato quasi quanto lo stesso calciatore. Se si aggiunge la commissione versata in occasione del passaggio di Pogba al Manchester, si raggiunge la cifra di 37 milioni di euro versati a Raiola dalla Juventus tra il 2012 e il 2016.
Da Le Havre alla Juventus
Pogba viene scoperto nel 2006 dall’ex calciatore Oualid Tanazefti, figlio di immigrati marocchini, divenuto reclutatore per la squadra di Le Havre. Pogba, nato da immigrati della Guinea trasferiti nella grande banlieue parigina, ha solo 13 anni. Qualche anno dopo, da Le Havre Pogba si sposta al Manchester United. È in questa occasione, nel 2011, che Tanazefti chiede l’aiuto di Raiola per gestire il calciatore. E l’agente italo-olandese conclude nel 2012 il contratto con la Juventus, che accorda a Pogba – secondo i documenti ottenuti da Mediapart – 2,75 milioni di euro lordi all’anno, cioé circa 1,5 milioni netti. Secondo la stampa italiana, a partire dal 2014 Raiola è poi riuscito a far aumentare a 4,5 milioni netti per anno l’ingaggio del calciatore, che in quattro anni ha così incassato 12 milioni di euro netti.
Un aspetto curioso rilevato da Mediapart è che nel contratto 2012-2013 tra la Juventus e Pogba, Raiola non viene mai menzionato ma compare una delle sue collaboratrici, l’avvocatessa brasiliana Rafaela Pimenta.
Pogba, soprannominato Pogboom, è adulato dai tifosi della Juve e li infiamma con la sua “pogdance” ma nel frattempo scoppia una guerra tra il suo ormai ex agente, Oualid Tanazefti, e il nuovo, Mino Raiola. Una guerra legata allo sfruttamento dei diritti di immagine del calciatore.
I diritti d’immagine milionari
Nel novembre 2014, Tanazefti convince Pogba a cedergli i diritti di immagine. Per finalizzare l’operazione, Tanazefti si associa con uno dei suoi vecchi soci della sua precedente società, la Sporteam. Ad affiancare Tanazefti è dunque Ylli Kullashi, figlio di un rifugiato kosovaro sbarcato in Francia, brillanti studi di diritto alle spalle e, soprattutto, titolare di una licenza di agente di calcio. I due acquistano i diritti di Pogba per una cifra compresa tra 1,8 e 5 milioni di euro da pagare in cinque rate, ripartendoseli in questo modo: il 60% a Tanazefti e il 40% a Kullashi.
Ma il primo versamento a Pogba arriva solo sette mesi più tardi, nel giugno 2015, il secondo non arriverà mai. Il contratto prevede che a Pogba vada il 70% degli incassi legati ai suoi diritti di immagine e che il 30% vada ai suoi agenti. Questi ultimi, però, possono ricevere la loro parte ogni volta che si verifica un incasso mentre Pogba dovrà aspettare fino al 2029. Nonostante l’accordo sia stato firmato a Torino, viene posto sotto le regole del diritto lussemburghese. E proprio in Lussemburgo i due agenti hanno costituito la società Koyot Group per gestire il business legato a Pogba.
Quando Raiola scopre l’esistenza del contratto va su tutte le furie e nella primavera del 2015 parte al contrattacco, ricostruisce Mediapart. Un avvocato italiano chiede all’Ufficio europeo della proprietà intellettuale, a nome di Pogba, di trasferire il Marchio “Paul Pogba” a una società irlandese, la Blue Brands Limited, che appartiene a una fiduciaria locale. Tanazefti contesta l’operazione. Ma la situazione appare molto confusa. Di chi sono in quel momento i diritti d’immagine del giocatore?
Si arriva dunque al contratto firmato con l’Adidas nel marzo 2016. Due settimane più tardi il giornale francese L’Equipe scrive che Raiola ha ricomprato i diritti da Tanazefti e da Kullashi per 10 milioni di euro.
I casi di Ronaldo e di Mourinho
Se il paradiso fiscale di Jersey è il protagonista del caso-Pogba, i Football Leaks hanno rivelato finora un massiccio ricorso ai centri offshore da parte dei grandi calciatori e allenatori caduti nella rete dei giornalisti dell’Eic.
Ronaldo, per esempio, ha accumulato un patrimonio di 209 milioni di euro in gran parte collocato tra la Svizzera e il Lussemburgo e ha trasferito i suoi diritti di immagine alla Tollin Associates, una società schermo domiciliata alle Isole Vergini Britanniche. Un altro portoghese, l’ex coach dell’Inter José Mourinho, ha utilizzato una società delle stesse isole, la Koper Services, per mettere al sicuro 12 milioni di euro depositato in una banca del Cantone di San Gallo. Tutti maestri di calcio ma soprattutto del dribbling.
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angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com