Chi c’è dietro i fondi di investimento lussemburghesi che gestiscono più di 4,5 trilioni di euro? Grazie alla banca dati dei beneficiari effettivi delle società da cui è partita l’inchiesta OpenLux (in Italia l’indagine è realizzata dal centro di giornalismo investigativo IrpiMedia), Transparency International e The Anti-Corruption Data Collective hanno identificato 16.777 fondi d’investimento su 140.000 società attive nel Granducato del Lussemburgo. Le due organizzazioni hanno scoperto che l’81% di questi fondi non ha dichiarato i beneficiari effettivi, secondo la definizione stabilita dalle autorità lussemburghesi.
Dunque, per la stragrande maggioranza dei fondi, i veri beneficiari rimangono sconosciuti. L’industria dei fondi, con i trilioni di euro di beni sotto la sua gestione, continua insomma a operare come una scatola nera, affermano le due organizzazioni in un rapporto pubblicato in questi giorni. Molti fondi, inoltre, violano potenzialmente la legge non identificando nessun titolare effettivo.
Con più di 4,5 trilioni euro di masse gestite, il Lussemburgo è la sede del maggior numero di fondi di investimento in Europa e la seconda più grande del mondo dopo gli Stati Uniti. Eppure la maggior parte di loro non dichiara chi sono i beneficiari effettivi. Nella maggior parte dei casi – ricordano Transparency e The Anti-Corruption Data Collective nel rapporto, questo accade probabilmente non per una reale intenzione di tenere nascosti i beneficiari finali ma perché i fondi non potevano identificarne nessuno in base alla definizione prevista dalla legislazione lussemburghese.
Il confronto con la Sec
I ricercatori delle due organizzazioni hanno quindi confrontato i dati del registro lussemburghese dei beneficiari effettivi con i documenti della Sec americana scoprendo che il 15% dei fondi del campione ha inviato informazioni diverse agli Stati Uniti e alle autorità lussemburghesi.
La Sec richiede che tutti i fondi transfrontalieri che fanno affari negli Stati Uniti debbano presentare relazioni annuali per descrivere le loro operazioni. In questi documenti i nomi dei beneficiari effettivi non vengono divulgati ma tutti i fondi devono riportare il numero approssimativo di beneficiari effettivi del fondo.
Le due organizzazioni hanno identificato 719 fondi (su 16.776) che sono stati registrati nel registro del Lussemburgo e nei documenti della Sec. Complessivamente questi fondi gestiscono oltre 300 miliardi di dollari. Il confronto ha rivelato significative discrepanze tra il modo in cui i fondi hanno presentato le segnalazioni i due database governativi.
Se un fondo ha meno di tre proprietari, c’è almeno un singolo proprietario che ne possiede più del 25% e quindi dovrebbe essere considerato il beneficiario effettivo secondo la legge lussemburghese. I ricercatori hanno trovato 112 fondi che riportavano tra uno e tre beneficiari effettivi nelle informazioni compilate per la Sec. Ma solo 17 di questi fondi (il 16%) hanno specificato i nomi di eventuali beneficiari effettivi alle autorità del Lussemburgo.
Ma Anche tra i fondi che dichiarano i beneficiari effettivi nel Granducato, le informazioni non sembrano sempre essere accurate. Gestori e i fiduciari appaiono ancora, in alcuni casi, come gli ultimi titolari effettivi.
Ad esempio, nel registro lussemburghese il fondo di private equity Eso Fund VII S.C.Sp. Sicav Raif14 ha indicato un unico beneficiario che deteneva il 100% delle sue azioni: un avvocato britannico che lavora presso Eso Capital, la società che amministra il fondo. Tuttavia, la registrazione del fondo presso la Sec elencava tre beneficiari effettivi.
E c’è anche il caso del Ares European Property Enhancement Partners III, che ha elencato un beneficiario effettivo in Lussemburgo che possiede il 98% di un fondo da 667 milioni di dollari. Il proprietario indicato nel registro è un avvocato e partner di Ares Management Llc, che gestisce il fondo.
Efficacia ridotta
Queste contraddizioni e imprecisioni minano l’obiettivo del registro di fornire dati accurati sia per le autorità di regolamentazione sia per gli investigatori.
Il report evidenzia carenze significative sia per come viene definita la titolarità effettiva di un fondo sia per i meccanismi di verifica in atto per garantire l’accuratezza delle informazioni nel registro.
Per chiudere questi buchi e portare un po’ di luce su questa “scatola nera” che aumenta i rischi di riciclaggio e di corruzione, le due organizzazioni chiedono alle autorità lussemburghesi e alla Commissione europea di rivedere e modificare la corrente definizione di titolarità effettiva.
I fondi di investimento – sostengono i ricercatori nel rapporto – devono essere tenuti a divulgare tutte le persone (gli investitori finali) che beneficiano finanziariamente del fondo e non solo quegli individui che possiedono una certa percentuale di azioni o che controllano il fondo.
Nell’ambito dei fondi di investimento, infatti, è improbabile che l’attuale definizione di “beneficiario effettivo” sia di aiuto per identificare i veri beneficiari dei fondi. Il concetto stesso di fondo di investimento fa sì che le persone che investono nel fondo e ne beneficiano finanziariamente non sono la stessa cosa di coloro che controllano il fondo e prendono decisioni sugli investimenti.
Inoltre, lo scopo di mettere in comune le risorse di un investitore in un fondo di investimento è quello di diversificare le attività e limitare il rischio. Così, la maggior parte degli investitori detiene minime quote del fondo, inferiori al 25% + 1 che fa scattare l’obbligo della segnalazione.
Il rischio del riciclaggio
Il principale rischio è che si possa investire denaro sporco nei diversi fondi di investimento rimanendo anonimi fin quando l’investimento è inferiore alla soglia di segnalazione
Un fondo di investimento è un pool di capitali di diversi investitori utilizzati per acquistare una varietà di attività, come azioni, obbligazioni e immobili. Hedge fund, private equity e fondi comuni di investimento sono le tipologie più diffuse di investimento in pool. Questi fondi sono generalmente registrati come persone giuridiche e sono controllati da un gestore di fondi, che decide quali asset acquistare o vendere, quando e come. Gli investitori semplicemente possiedono le proprie quote individuali e ne beneficiano.
La Financial Action Task Force (Fatf) ha classificato il settore ad alto rischio di riciclaggio di denaro. La natura internazionale e il volume delle transazioni, l’anonimato, il numero di intermediari coinvolti sono alcune delle caratteristiche che rendono il settore interessante per i criminali che vogliono mascherare guadagni illeciti.
Il Lussemburgo ospita più di 15.000 fondi di investimento, che gestiscono, come detto, più di 4,5 trilioni di euro di attività. È stato stimato che il 67% dei fondi transfrontalieri del mondo è domiciliato in Lussemburgo.
I veicoli di finanziamento in pool che possono essere domiciliati nel Granducato includono fondi di venture capital, Collective Investment in Transferable Securities (Ucits), Collective Investment (Uci), Investment Company in Risk Capital (Sicar), Specialised Investment Fund (Sif).
La direttiva europea
Questi fondi sono soggetti a diverse normative e alla vigilanza antiriciclaggio. La quinta Direttiva Ue contro il riciclaggio di denaro ha richiesto agli Stati membri di istituire pubblici registri di titolarità effettiva per consentire un maggiore controllo dei reali proprietari delle persone giuridiche da parte delle autorità competenti, società civile, giornalisti e imprese. In Lussemburgo, la legge che istituisce il registro è stata approvata a gennaio 2019. Secondo le norme, anche tutti i fondi d’investimento che operano nel paese sono soggetti a obblighi di segnalazione e devono divulgare i propri beneficiari effettivi al Registro dei beneficiari effettivi (Rbo) gestito dal Registro delle imprese del Lussemburgo.
Secondo l’antiriciclaggio del Lussemburgo, un beneficiario effettivo è qualsiasi persona fisica che, in ultima analisi, possiede o controlla l’entità tramite proprietà diretta o indiretta di oltre il 25% di azioni o diritti di voto. Se nessun beneficiario effettivo non può essere identificato seguendo questi criteri, occorre fornire le informazioni sulle persone fisiche che ricoprono posizioni di senior management.
Il registro ha rappresentato indubbiamente un progresso significativo verso una maggiore trasparenza nella proprietà delle società. Pochi mesi dopo la sua istituzione, per esempio, si è scoperto che l’ex governatore della Banca Centrale del Libano era il vero proprietario di diverse società registrate in Lussemburgo. Seppur con le sue imperfezioni, il Granducato ha dunque creato il suo registro. L’Italia non lo ha ancora istituito.
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angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com
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