Oltre 250 miliardari di tutto il mondo posseggono società in Lussemburgo e nessuno di loro è nato o vive nel Granducato. Ci sono vip internazionali come Brad Pitt, Angelina Jolie, Claudia Schiffer, Tiger Woods e Shakira. Ci sono finanzieri, banchieri, imprenditori, calciatori e criminali italiani e russi. Tutti insieme in un piccolo paese al centro dell’Europa.
Perché il Lussemburgo sia una calamita di miliardari e di capitali lo spiega l’inchiesta OpenLux, una indagine che ha coinvolto il quotidiano francese Le Monde e altre 16 testate internazionali, tra le quali IrpiMedia in Italia (qui potete leggere l’inchiesta) ma anche Sueddeutsche Zeitung, Le Soir, Occrp, il Miami Herald, McClatchy, El Nuevo Herald (Stati Uniti), Istories (Russia), investigace.cz (Repubblica Ceca), Tempo (Indonesia), Arjj (Medio Oriente), Inkyfada ( Tunisia), Armando Info (Venezuela), La Nacion (Argentina), Piaui (Brasile), Krik (Serbia) e Bivol (Bulgaria).
L’inchiesta non nasce da un leak, come i Panama Papers, ma dall’analisi dei documenti del Registro dei beneficiari effettivi e del Registro delle società, che sono pubblicamente consultabili, anche se con difficoltà. Solo l’aiuto del consorzio di giornalismo investigativo Occrp ha reso possibile effettuare ricerche efficaci sul database di più di 124mila società.
Identificati i beneficiari finali
Le inchieste pubblicate oggi sui giornali e sui siti dei media partner dell’indagine continueranno nei prossimi giorni ma gli elementi resi fin qui pubblici confermano che a più di sei anni dallo scandalo LuxLeaks – che rese noti gli accordi fiscali tra 300 multinazionali e il governo lussemburghese – la situazione non si è modificata di molto, anche se il governo del Granducato rivendica i numerosi passi avanti realizzati negli ultimi anni nella lotta al riciclaggio e nella trasparenza. A differenza dell’Italia, infatti, il Lussemburgo ha istituito il Registro dei beneficiari effettivi che consente di identificare i proprietari finali di una società.
È un fatto, però – sottolineano Luca Rinaldi e Lorenzo Bagnoli nelle loro inchieste su Irpimedia – che circa il 90% delle società registrate in Lussemburgo siano controllate da soggetti non lussemburghesi e che circa il 40% delle società presenti sono state costituite per detenere quote di altre società senza generare, di fatto, altre attività economiche sul territorio. Si tratta di holding che non hanno nessun dipendente.
I giornalisti hanno analizzato un database dei beneficiari delle 140mila entità registrate in Lussemburgo integrato da 3,3 milioni di atti amministrativi e rendiconti finanziari. Il risultato ancora una volta evidenzia l’opacità della piazza finanziaria lussemburghese, come raccontato in alcune inchieste di “Fiume di denaro” negli anni scorsi.
Più della metà delle società registrate in Lussemburgo, infatti, non ha ancora indicato il beneficiario finale.
Il 38% delle società sono holding
Delle 140.165 entità attive, 123.911 sono società commerciali. Il 38% sono Soparfi o holding finanziarie. Ma il dato più interessante è che 55mila società offshore gestiscono asset per un valore di almeno 6.500 miliardi di euro.
Dalla fotografia scattata, scrivono ancora i giornalisti di IrpiMedia, “sono più di 5mila gli italiani che hanno aperto società, holding e finanziarie nel Granducato. Chi per attività economiche realmente radicate sul territorio, chi per approfittare dei meccanismi fiscali vantaggiosi. Questi ultimi spesso creati da un “sovranismo fiscale” degli Stati europei che nonostante 63 anni di Unione economica e 20 di moneta unica, non hanno ancora saputo armonizzare un sistema fiscale realmente unitario”.
Queste indagini confermano che il Granducato è, contrariamente a quanto affermano le autorità lussemburghesi, un vero e proprio centro offshore, a metà strada tra la City di Londra e le Isole Vergini britanniche. Quasi il 90% delle sue “società” sono controllate da non lussemburghesi. Tra le 157 nazionalità rappresentate in questo strepitoso “Who’s who”, spiccano i francesi: in testa alla lista con, in totale, più di 17mila aziende. Seguono i belgi con 10mila e via via gli altri.
Il vigneto di Brad Pitt e Angelina Jolie
Tra i documenti, i giornalisti di Le Monde hanno trovato un castello vicino a Parigi di proprietà di un principe saudita, un vigneto in Provenza di proprietà di Angelina Jolie e Brad Pitt, e una lista infinita di ville sulla Costa Azzurra e appartamenti parigini ben arredati.
Il caso della Francia non è isolato: è anche attraverso società lussemburghesi che alcuni fondi di investimento acquistano interi quartieri di città come Berlino e Londra, facendo impennare i prezzi degli immobili senza essere identificabili o pagare tasse. L’elenco delle risorse internazionali detenute in Lussemburgo è un inventario gigantesco, tra cui residenze di lusso, chalet, yacht, elicotteri, jet privati e grandi aerei, cataloghi musicali, diritti sulle immagini, opere d’arte. L’elenco è infinito.
In totale, come conferma la lista dei 64.458 beneficiari individuati da OpenLux: il Granducato del Lussemburgo concentra gran parte della ricchezza mondiale. Ospita, per la precisione, almeno 279 degli oltre 2.000 miliardari elencati dalla rivista Forbes. Ma anche 37 delle 50 famiglie francesi più ricche, come Mulliez, Guerrand-Hermès e Bernard Arnault, che strutturano il loro gruppo, i loro beni e i loro investimenti attraverso dozzine di holding lussemburghesi.
Tassazione e discrezione in primo piano
Ci sono vari motivi che hanno fatto del Lussemburgo la cassaforte d’Europa: una posizione centrale nell’Unione europea, ingegneria finanziaria di alta qualità, regolamenti finanziari su misura per le imprese, accesso diretto alle istituzioni del paese e stabilità politica. Ma i principali motivi sono la tassazione e la discrezione. Sono il risultato di scelte politiche risalenti ai tempi dell’ex primo ministro Jean-Claude Juncker (1995-2013), poi presidente della Commissione europea.
Per ricostruire i nomi dei soggetti che controllano società in Lussemburgo sono stati fondamentali il Registro delle imprese lussemburghese (Lbr), il Registro del commercio e delle società (Rcs) e il Registro della titolarità effettiva (Rbe).
I registri consentono solo ricerche per nome di società o per numero a loro assegnato, ma OpenLux ha avuto la possibilità di cercare i titolari per nome e assegnare loro società, trust, Soparfi, Sicav, holding che appartengono a loro stessi.
Creato nel settembre 2019 in seguito all’adozione da parte del Lussemburgo della quinta direttiva antiriciclaggio, il registro dei beneficiari è però ancora opaco. Tra le 140.165 entità elencate, 72.350 hanno individuato un beneficiario, 41.414 non sono riuscite a identificarne uno (per vari motivi legali: ad esempio, quando nessuno dei membri ha più del 25% delle azioni, non è necessaria l’iscrizione nel registro) e 26.401 mancano.
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