La libertà paga. Il giornalismo di qualità anche. Il giornale francese Mediapart compie i suoi primi 10 anni e festeggia a Parigi un anniversario scandito da risultati positivi: 140mila abbonati (gran parte dei quali paga 110 euro all’anno), un fatturato di 13,7 milioni di euro nel 2017, un utile netto di 2,2 milioni, pari al 16% del giro d’affari.
I festeggiamenti si svolgeranno venerdì 16 marzo e sabato 17 nella cornice del Centquatre-Paris, un edificio nel 19° arrondissement dove per due giorni si svolgeranno incontri e dibattiti sull’informazione con la partecipazione di esperti, docenti e giornalisti. La serata di venerdì sarà chiusa da un intervento del procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato.
In questi 10 anni Mediapart ha resistito alla crisi d’indipendenza della stampa francese – un problema anche italiano – creando un modello editoriale completamente inedito: un giornale digitale che si sostiene soltanto sugli abbonamenti e rifiuta la pubblicità e la schiavitù del clic.
L’Urlo ha già raccontato la storia e l’evoluzione di Mediapart. Chi vuole saperne di più può leggere questi post:
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Il giornalismo d’inchiesta produce utili? Una “case history” (Mediapart) dimostra di sì
Era una scommessa che in molti davano per perdente. Ma Mediapart è ancora lì e, anzi, chiude il bilancio in attivo per il settimo anno consecutivo. Sospinto dall’energia del suo presidente e co-fondatore, Edwy Plenel, ex direttore di Le Monde, Mediapart è la dimostrazione che un’altra strada esiste.
Una strada basata su un accordo chiaro con il lettore. Il giornale fornisce una informazione libera, selezionata e con una chiave di lettura trasparente. Il lettore, da parte sua, accetta di pagare per ottenere questa informazione di qualità: 5 euro al mese per chi ha meno di 25 anni, 11 euro al mese per gli altri, e quindi un abbonamento che va dai 50 ai 110 euro all’anno in base all’età. La pubblicità non esiste, a ulteriore garanzia dell’indipendenza della redazione. Il sito conta 4,7 milioni di visitatori unici al mese ed è letto grauitamente in 690 licei e collegi francesi.
Oggi a Mediapart lavorano 45 giornalisti a tempo pieno e altri 37 dipendenti. Le parole d’ordine sono “indipendenza” e “inchiesta”, il modello a cui il giornale si ispira è il Combat di Albert Camus, il quotidiano nato con la liberazione dall’occupazione nazista.
«Internet è oggi il luogo privilegiato del giornalismo di qualità», dice Francois Bonnet, direttore editoriale di Mediapart in tutti questi anni. Bonnet cede adesso la guida a un tandem composto da Stephane Alliès e Carine Fourteau ma il giornale resta saldamente nelle mani dei fondatori e dei giornalisti che vi lavorano.
Il cocktail, dunque, ha funzionato bene e il suo modello è stato seguito anche in Spagna dal giornale Infolibre. Plenel e i suoi hanno vinto la scommessa.
Twitter: @Angelo_Mincuzzi
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