Il Lussemburgo trema dopo la pubblicazione dei primi articoli dell’inchiesta OpenLux, che ha coinvolto 16 media internazionali tra i quali il centro investigativo italiano IrpiMedia. Questa mattina in alcune delle più grandi banche e istituzioni finanziarie del Granducato i top manager sono stati convocati in riunioni straordinarie per discutere dell’inchiesta giornalistica e verificare se e in che modo l’indagine di Le Monde, IrpiMedia, Sueddeutsche Zeitung e altri giornali e siti possa coinvolgere in qualche modo le loro società.
A più di sei anni dallo scandalo LuxLeax, l’inchiesta OpenLux rivela i beneficiari finali di oltre 140mila entità registrate in Lussemburgo, 5mila delle quali italiane. Si tratta di imprenditori, finanzieri, professionisti, attori, calciatori, artisti ma anche di elementi collegati a Cosa Nostra, ‘ndrangheta e mafia russa, in base ai primi elementi forniti dai media che hanno partecipato all’iniziativa.
Ma anche il governo del Granducato ha accusato il colpo e già da questa mattina ha messo in linea un sito (openlux.lu) per cercare di respingere l’onda dell’inchiesta internazionale.
Nel sito campeggia un lungo comunicato del governo lussemburghese, che spiega come il Granducato sia mosso negli ultimi anni per rafforzare la trasparenza e le leggi antiriciclaggio. Uno sforzo che effettivamente c’è stato, anche se l’inchiesta OperLux mette in evidenza come non ci siano stati dei grandi cambiamenti dallo scandalo LuxLeaks.
Il comunicato del governo
“Il governo lussemburghese – afferma l’esecutivo – prende atto della pubblicazione di una serie di articoli sulla stampa internazionale riguardanti presunte carenze nelle disposizioni antiriciclaggio del Granducato e confuta le varie accuse. Gli autori fanno anche una serie di affermazioni infondate sull’economia lussemburghese e sulla piazza finanziaria”.
“Il Lussemburgo – prosegue la nota – è pienamente in linea e conforme a tutte le normative e gli standard di trasparenza dell’Ue e internazionali e applica, senza eccezioni, l’intero arsenale di misure dell’Ue e internazionali per lo scambio di informazioni in materia fiscale e per combattere l’abuso e l’elusione fiscale. Né l’Ue né l’Ocse hanno individuato alcun regime o pratica fiscale dannosa in Lussemburgo”.
Poi si entra nel vivo della questione fiscale: “Il Lussemburgo non prevede un regime fiscale favorevole per le società multinazionali, né per le società digitali, che devono rispettare le stesse regole e legislazione di qualsiasi altra società in Lussemburgo. Il Lussemburgo è un paese stabile con classificazione tripla A con un’economia aperta e diversificata focalizzata su servizi e industrie ad alto valore aggiunto, inclusi servizi finanziari, industria automobilistica, tecnologie dell’informazione, biotecnologia e tecnologia pulita, nonché tecnologie satellitari e spaziali. Molti gruppi industriali hanno impianti di produzione, nonché centri di ricerca e sviluppo e di innovazione in Lussemburgo”.
L’attrattività del Granducato
Ma non è finita qui. “Il Lussemburgo – prosegue il comunicato – è anche sede di uno dei principali centri finanziari internazionali d’Europa: molte delle principali istituzioni finanziarie, gestori patrimoniali e compagnie assicurative del mondo hanno stabilito i loro hub e centri di eccellenza dell’Ue in Lussemburgo. Le aziende multinazionali di tutto il mondo sfruttano l’esperienza del settore finanziario del paese per centralizzare le loro attività finanziarie transfrontaliere, dal finanziamento aziendale alla tesoreria e al cash pooling”.
“Pienamente consapevole della sua responsabilità come centro finanziario internazionale, il Lussemburgo valuta e aggiorna continuamente la sua architettura di vigilanza e l’arsenale di misure per combattere il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo (Aml/Cft) e applica tutte le normative dell’Ue e internazionali, nonché il Gafi (Azione finanziaria Task Force on Money Laundering)”.
Le regole dell’antiriciclaggio
Per quanto riguarda l’antiriciclaggio, sostiene il governo del Granducato, “le autorità lussemburghesi responsabili dell’Aml collaborano strettamente tra loro e con i loro colleghi in altre giurisdizioni. In linea con la crescita della piazza finanziaria, la Financial Sector Supervisory Commission (Cssf) ha raddoppiato il numero dei suoi dipendenti negli ultimi sette anni fino a raggiungere 1.000 dipendenti fino ad oggi, una cifra elevata anche in termini assoluti e commisurata ad altri importanti centri finanziari. Il personale addetto alla lotta al riciclaggio di denaro è in continuo aumento, essendo cresciuto del 46% solo negli ultimi tre anni”.
Ma proprio gli organismi di vigilanza – secondo molti operatori sentiti in Lussemburgo – sarebbero uno dei punti debole del sistema di controllo lussemburghese.
Il ruolo di avvocati, notai, commercialisti
“Società del settore finanziario regolamentato, nonché fornitori di servizi alle imprese, inclusi avvocati, notai, dottori commercialisti, revisori dei conti e altri professionisti della contabilità e revisione contabile, nonché ufficiali giudiziari, agenti immobiliari e sviluppatori, operatori autorizzati della zona franca, fornitori di servizi di asset virtuali , alcuni commercianti di beni e opere d’arte nella misura in cui i pagamenti sono effettuati o ricevuti in contanti per un importo di € 10.000 – prosegue il governo -, sono tutti soggetti all’obbligo di due diligence, che richiede al professionista di identificare il proprio cliente nonché il beneficiario effettivo della transazione e di segnalare qualsiasi attività sospetta”.
Poi il governo affronta il tema del registro dei beneficiari finali. Il Lussemburgo è stato uno dei pochi paesi della Ue a istituirlo (in Italia, per esempio, non c’è ancora) e questo ha oggettivamente rappresentato un grande segnale di trasparenza.
Il registro dei beneficiari finali
“Il Lussemburgo – rivendica infatti il governo del Granducato – è stato uno dei primi paesi in Europa a istituire un registro pubblico dei titolari beneficiari finali (Ubo). È importante sottolineare che è uno dei pochi paesi dell’Unione europea ad aver optato per un registro completamente aperto e trasparente, accessibile, online e gratuito, senza alcuna restrizione al pubblico (inclusi i giornalisti). L’Ubo, che è ovviamente solo uno strumento tra i tanti per garantire la conformità Aml (anti-money laundering, ndr), e i dati in esso contenuti vengono continuamente valutati e migliorati ove necessario. Alla fine del 2020, il tasso di completezza del registro era intorno al 90%”.
Infine, “dato che il Lussemburgo è pienamente conforme e ha implementato tutte le norme e gli standard dell’Ue e internazionali applicabili in materia di trasparenza fiscale, la lotta contro l’abuso fiscale e l’Aml/Cft – e persino andato oltre questi requisiti – il Lussemburgo respinge le affermazioni in questi articoli così come la rappresentazione del tutto ingiustificata del paese e della sua economia”.
L’inchiesta, però, continua. E a partire da domani verranno pubblicati nuovi articoli.
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