Campagna dei giornalisti di 20 paesi. Settemila email ai parlamentari: «Pubblicate online le vostre dichiarazioni dei redditi»

Settemila parlamentari di 20 paesi di tutto il mondo hanno ricevuto oggi una email con la richiesta di rendere pubblici i dettagli della propria dichiarazione dei redditi. L’iniziativa è stata realizzata da un network di giornalisti investigativi riuniti sotto l’egida di Finance Uncovered, una organizzazione non profit di Londra che si occupa della lotta alla finanza illecita.

Il progetto è stato denominato Tax Disclosure Project e punta a rendere più trasparente la vita politica attraverso la pubblicazione dei guadagni e degli asset dei legislatori.

L’Italia tra i paesi più trasparenti

Oggi solo in pochi paesi, come la Finlandia, la Norvegia, la Svezia, il Pakistan e l’Italia (per una volta nel novero dei paesi guida, anche se ancora con evidenti problemi) i parlamentari sono obbligati a rendere pubblica la propria dichiarazione fiscale. Il progetto realizzato dai giornalisti di Finance Uncovered punta a diffondere questa best practice anche nei paesi che finora si sono rifiutati di adottarla. L’iniziativa è stata lanciata questa mattina nella sede della City University di Londra con la messa in rete del sito www.taxdisclosure.org,  attraverso il quale sarà possibile verificare quali uomini politici hanno risposto alla richiesta e hanno, dunque, pubblicato le proprie dichiarazioni fiscali. Quello di oggi è solo il primo passo di una iniziativa che punta ad avere una scala globale.

I paesi finora coinvolti sono Argentina, Armenia, Bosnia Erzegovina, Brasile, Cile, Costa Rica, Egitto, Guatemala, Ungheria, India, Indonesia, Kenia, Nigeria, Russia, Sierra Leone, Sud Africa, Venezuela, Uganda, Ucraina e Gran Bretagna. Ma il loro numero è destinato ad aumentare.

“A nostro modo di vedere – afferma Nick Mathiason, condirettore di Finance Uncovered, esiste un chiaro e sostanziale interesse pubblico nel fatto che i parlamentari eletti rendano trasparente la loro fonte di reddito e la loro dichiarazione dei redditi. I parlamentari sono pagati dai contribuenti per prendere decisioni in materia di tassazione ed è interesse di tutti noi sapere come i soldi vengono spesi”.

Le richieste contenute nella lettera

Nella lettera inviata ai settemila parlamentari viene chiesto loro di fornire una copia della dichiarazione dei redditi, di indicare l’esatto ammontare delle imposte pagate e degli asset posseduti. Di chiarire se si posseggono partecipazioni societarie e di dichiarare il reddito dei congiunti più stretti.

Sul sito è possibile vedere, paese per paese, i nominativi dei parlamentari ai quali è stata inviata la lettera e nelle prossime settimane gli elettori dei singoli paesi potranno verificare se i loro parlamentari hanno risposto all’invito dei giornalisti riuniti nell’iniziativa di Finance Uncovered.

La storia del giornalista Umar Cheema

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L’iniziativa lanciata oggi prende si ispira alla storia del giornalista pakistano Umar Cheema (nella foto qui sopra) che nel 2012 – due anni dopo essere stato rapito e percosso per i suoi articoli critici nei confronti del governo pakistano –decise di contattare tutti i 446 parlamentari del Pakistan chiedendo loro di rivelare la loro dichiarazione dei redditi. Solo due deputati gli risposero..

Ma Cheema non si perse d’animo. Decise di chiedere alla Commissione elettorale pakistana i codici fiscali dei parlamentari del suo paese. Ancora una volta senza risposta. Grazie all’aiuto di un whistleblower, Cheema è però riuscito a ottenere l’informazione e ha verificato che circa il 70% dei parlamentari pakistani, incluso il presidente del Pakistan e 34 ministri, non compilavano nessuna dichiarazione dei redditi. La notizia fece, all’epoca, il giro dei giornali britannici.

La sua battaglia per la trasparenza fiscale è stata alla fine coronata dal successo. Oggi tutti i politici pakistani rendono pubblici i loro dati fiscali, così come ogni cittadino pakistano. E le dichiarazioni sono pubblicate sul web, proprio come accade nel paesi scandinavi e, grazie all’organizzazione Openpolis, anche in Italia.

La situazione in Italia continua comunque a evidenziale alcune criticità, sottolineano gli esperti di Openpolis.  Per esempio, la pubblicazione delle dichiarazioni patrimoniali sui siti istituzionali di Camera e Senato avviene in ritardo, in formati di difficile accesso (si tratta di documenti autografi scasionati in Pdf) e con un percorso di navigazione ancora troppo difficile. I parlamentari, inoltre, non sono tenuti a pubblicare l’intera dichiarazione patrimoniale ma solo i quadri di sintesi e non ci sono obblighi per quanto riguarda i parenti di primo grado. È questo il motivo che ha spinto Openpolis ad avviare il progetto “Patrimoni trasparenti“.

angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com

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