Se l’evasione fiscale non indigna gli italiani, gli evasori festeggiano e noi paghiamo per loro

Una trasmissione da vero ”servizio pubblico” è andata in onda lunedi’ 4 luglio su La7. Se l’Italia è un paese corrotto e inefficiente – si è chiesto Corrado Formigli -, la colpa è prima di tutto della politica o piuttosto di noi cittadini? Ecco allora “Non rubare”, lo speciale di Piazzapulita che ha raccolto i reportage su un’Italia truffaldina e arrogante, che costa cara ai cittadini onesti. Fannulloni, furbetti del cartellino, imprenditori che speculano sui profughi, falsi invalidi, ricchi evasori, cardinali che si rinchiudono nei loro lussuosi attici. Una panoramica del degrado dell’Italia di questi anni.

Qui trovate il link al reportage di Piazzapulita

Il reddito dei gioiellieri

A giudicare dai commenti diffusi in rete su Twitter, gli italiani si sono divisi ancora una volta in due categorie: quelli che si indignano e i rassegnati, quelli del “tanto non cambierà mai niente”.
Prendiamo per esempio la parte del programma sull’evasione fiscale. I giornalisti di Piazzapulita sono partiti dalle dichiarazioni dei redditi degli italiani e hanno fatto notare che i notai dichiarano 212.600 euro lordi annuali, i gioiellieri soltanto 14.400, cioé circa 1.200 euro al mese. Certo, c’è la crisi economica, ci sono i negozi che chiudono, ci sono sicuramente gioiellieri in difficoltà. Ma è possibile che il loro reddito sia inferiore a quello di un insegnante o di un operaio? Con una telecamera nascosta gli inviati di Piazzapulita sono entrati nelle gioiellerie fingendosi clienti e chiedendo se fosse possibile ottenere degli sconti su gioielli di un certo valore. “Se paga in contanti è una cosa che rimane tra noi”, è stata la risposta. Traduzione: se paga in contanti le faccio uno sconto e non emetto lo scontrino, cioé non dichiaro al Fisco quanto ho incassato con il suo acquisto, lei ci guadagna, io ci guadagno.
D’accordo, non serviva Piazzapulita per raccontare una realtà che tutti noi conosciamo. Dall’idraulico all’avvocato, di pagamenti in nero ne vediamo tutti i giorni. E forse non ci stupiscono più. Ma è proprio questo il punto. L’idea che l’evasione fiscale sia così radicata come una metastasi e che nessuno faccia davvero nulla per combatterla ci fa dire che “tanto non cambierà mai niente” e disinnesca la nostra capacità di indignarci. Ma a farne le spese, alla fine, sono proprio i cittadini onesti che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo e che, anzi, le pagano due volte: versano la propria parte ma anche quella di chi le tasse non le paga.

I furbetti delle ville in Costa Smeralda

Ha ragione chi sostiene che versare il 60-70% del reddito in imposte è insostenibile, ma questo non è un buon motivo per fare i furbi. Certo, forse più che di “evasione fiscale” bisognerebbe parlare di “evasioni fiscali”, al plurale. Perché nell’Italia delle tasse e della burocrazia c’è anche un’evasione di sopravvivenza, quella che consente per esempio a tante piccole e piccolissime imprese di non chiudere i battenti, e questo è un problema che va affrontato con una cautela in più: si risolve soltanto abbassando davvero le imposte.
Ma c’è soprattutto un’evasione fiscale di tipo diverso, i cui protagonisti sono persone che continuerebbero a vivere benissimo da ricchi anche se pagassero le tasse fino all’ultimo centesimo. Persone per le quali, dunque, l’evasione fiscale assomiglia molto di più a uno sport: la si pratica per passione, per convinzione ideologica, per sfida o semplicemente perché non si ha nessun rispetto per chi nella società avrebbe bisogno di quei soldi sotto forma di nuove scuole, ospedali, servizi pubblici efficienti, infrastrutture.
Tra di loro ci sono, per esempio, quei proprietari delle ville in Costa Smeralda di cui si è occupata Piazzapulita. Con la solita telecamera nascosta un giornalista ha finto di essere stato incaricato di cercare una dimora per le vacanze in Sardegna di un ricco personaggio arabo. Ecco allora ville da 450mila euro al mese o da 2,5 milioni di euro per tre mesi, con yacht da 200mila euro a settimana. Bene, come si paga l’affitto di queste bellissime abitazioni? In nero, naturalmente. “Il 70% delle ville di lusso di Porto Cervo – confida un agente immobiliare ai giornalisti di Piazzapulita – sono controllate da società del Liechtenstein”. E ancora: “Il pagamento avviene sul conto personale del proprietario che si trova in Svizzera”, dice un altro. “È un periodo in cui bisogna stare un po’ attenti”, mette le mani avanti un altro agente immobiliare. Sembrerebbe essersi messo l’animo in pace, invece parte con il solito discorso: “Questa casa è di una società svizzera, dunque c’è margine per poter fare movimenti”. Movimenti? Sì, certo, pagamenti estero su estero, per esempio da Dubai alla Svizzera, così i soldi non transitano per l’Italia e il Fisco non può metterci il naso.

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Il mondo parallelo dei paradisi fiscali

In questo modo ogni anno più di 120 miliardi di euro vanno in fumo e invece di essere utilizzati per costruire ospedali, riparare le scuole e le strade, assistere gli anziani, pagare borse di studio agli studenti, finiscono nelle tasche di italiani che avrebbero tutte le possibilità di pagare le tasse ma che semplicemente non vogliono farlo.
Negli ultimi anni ho frequentato assiduamente paradisi fiscali come Montecarlo, Dubai, Lussemburgo, Londra, Jersey e, naturalmente, la Svizzera, a cominciare da Ginevra e Lugano per finire nel cantone di Zug dove hanno la residenza fiscale molti uomini di affari e manager internazionali, come Sergio Marchionne. Li ho frequentati capire come funzionano i meccanismi segreti della grande evasione fiscale internazionale. Alcuni di questi sistemi li ho raccontati negli articoli sul Sole 24 Ore e nel libro “La Cassaforte degli evasori”, che ho scritto con l’ex dipendente della Hsbc, Hervé Falciani. Ho scoperto l’esistenza di un mondo che scorre parallelo a quello dei cittadini comuni. È un mondo fatto di tantissimi soldi e di gente che nella sua vita non ha mai preso aerei di linea ma viaggia anche per andare in vacanza con jet privati, che vive secondo regole che non sono le nostre e che non si mescola mai con gli ambienti frequentati dai comuni mortali. È l’élite che vive dall’altra parte dello specchio e che noi, spesso, neppure immaginiamo che esista.

La capacità di indignarsi ancora

Non conosciamo questo mondo perché non lo vediamo. È un mondo lontano da noi e dai nostri problemi quotidiani. Ecco perché non abbiamo coscienza di cosa sia davvero la grande evasione fiscale. Di quel mondo, magari, ci arrivano gli echi lontani attraverso i servizi dei giornali patinati ma poiché non lo abbiamo davanti ai nostri occhi fatichiamo davvero immaginare cosa accada al suo interno. È il loro punto di forza. Un’arma formidabile che si chiama “segreto”.
Non pagare le tasse è una delle priorità dell’élite che utilizza i paradisi fiscali. Proprio come si è visto nel reportage di Piazzapulita sulle ville di Porto Cervo. E dunque ben vengano i programmi che ci pongono davanti a una realtà che spesso cerchiamo di ignorare. “Tanto non cambierà mai niente”, diciamo. Nulla di più sbagliato, invece. Perché capire come funziona il sistema e acquisirne la consapevolezza può finalmente aiutarci a far riemergere dentro di noi la capacità di indignarci.

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angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com

  • Enzo |

    Senza impazzire per arrivare a una risposta! Tutte le leggi sono fatte dalla casta degli avvocati che sono il partito di maggioranza in parlamento!! Osservate e confrontate tutte le leggi tenendo presente questo principio, e capirete tutta la situazione senza problemi e in una visione molto più chiara! Le leggi per il “Popolo”, dicono per la gente! Dopo essere approvate, devono essere accettate dalle associazioni forensi e dei magistrati! Se non stanno bene a loro, devono tornare indietro e aggiustate come consigliato da loro! Cosa pensate? Che in Italia non si capisce più nulla, della costituzione e delle leggi che fioccano in tutte le direzioni, senza controllo ogni giorno sempre ribaltate a turno dai singoli magistrati nel loro tribunale personale.

  • Angelo Mincuzzi |

    E’ vero, Severino. E’ vero tutto quello che scrive. Che siamo un popolo sfiduciato, che i grandi evasori la fanno franca, che invece lo Stato si accanisce sui pesci piccoli (che spesso evadono soltanto per sopravvivere). Sì, tutto questo è vero. Ma è proprio il motivo per cui, invece, dobbiamo continuare a indignarci. E insieme all’indignazione dobbiamo cominciare a porci una piccola domanda: cosa possiamo fare per cambiare le cose?

  • severino |

    E’ molto difficile credere che in questo paese cambi qualcosa, siamo un popolo sfiduciato, non riusciamo a comprendere come si possa condonare i grandi evasori e accanirsi sul piccolo. Siamo il paese dei condoni, sia in materia fiscale che in quella giudiziaria. Come faccio ad indignarmi se colui che commette un reato sarà sicuramente omaggiato dalle più alte cariche dello Stato? No non riesco proprio.

  • Angelo Mincuzzi |

    Caro Nicola, le soluzioni tecniche per combattere l’evasione fiscale ci sono e sono tante. Ma alla base c’e’ un problema di volonta’ politica. Se manca questa volonta’ non ci sono misure che tengano.

  • Nicola |

    Chiediamo una legge che comunque ci conviene scaricare qualsiasi pagamento a noi lavoratori dipendenti e il meccanismo dell’evasione si interrompe.
    La casa di proprietà di una società straniera non paga l’imu? E se il proprietario non ci abita si trova il modo di far pagare chi ci abita.

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