Quando la finanza si fa thriller. Quel confine sottile tra fiction e realtà

“Sai cos’è il programma di acquisto illimitato di bonds?”
“Ne ho sentito parlare. Prevede che la Bce compri le obbligazioni degli Stati o delle banche dei Paesi in difficoltà”.
“Solo degli Stati. I bonds sono come dei buoni del tesoro che vengono trattati e quotati sul mercato. Io sono stata assunta quattro anni fa proprio per quello”.
Daniel Martin è un matematico, genio dei computer, che ha dovuto cambiare la sua vita per proteggere l’unica figlia che gli è rimasta. Anna Laine, invece, lavora alla Bce, la Banca centrale europea, e si occupa del programma anti-spread lanciato nel settembre 2012 per aiutare i paesi della zona euro in difficoltà per il peso eccessivo del loro debito sovrano. Le frasi che avete letto sono le loro. Ma chi sono in realtà Daniel Martin e Anna Laine?
Seguiamo ancora il loro discorso.
“Abbiamo delle statistiche precise che dimostrano quale impatto abbia lo spread sulle economie reali – racconta Anna -. Se conosci i meccanismi economici, capisci che diminuendo il numero di rescissioni di credito si riducono i fallimenti e di conseguenza i suicidi. Sono più di trecento ogni mese i piccoli imprenditori che decidono di togliersi la vita negli Stati più colpiti dalla crisi (…). Quello che sto per dirti non è di dominio pubblico, devi giurarmi che non lo rivelerai mai, altrimenti potrebbero sollevarmi dal mio incarico”.
Ed ecco la sua rivelazione: “Fino a due anni fa andava tutto molto bene. Le nostre transazioni davano i risultati sperati. Poi qualcosa è cambiato. La nostra capacità di incidere sugli andamenti è diminuita progressivamente, fino a diventare quasi nulla nell’ultimo anno. Sembrava che i mercati ci aspettassero al varco. Non c’era tattica o programmazione che non venisse anticipata o vanificata da altre operazioni e non siamo più riusciti a controllare lo spread. Il sistema di Early Warning di Michael avrebbe dovuto individuare le manipolazioni e aiutarci a riportare tutto sotto controllo”. Ma così non è stato.

Quando la finanza si fa thriller

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Daniel e Anna non sono personaggi reali. Sono i protagonisti del thriller “I mercanti dell’Apocalisse”, pubblicato in Italia da Giunti e scritto da L. K. Brass, pseudonimo dietro il quale si cela un esperto di sistemi informativi finanziari nato a Lugano e vissuto tra Parigi, Vaduz, Chicago, Ginevra e Zurigo. L’identità di Brass è rimasta finora un mistero ma lo scrittore sarà presente domenica 20 novembre a Milano nell’ambito degli appuntamenti del Bookcity. “I mercanti dell’Apocalisse” è il romanzo d’esordio di Brass, ma in circolazione su Amazon esiste già il seguito dal titolo “Fine dell’oblio”, secondo episodio di una trilogia che vede come protagonista il personaggio di Daniel Martin.
Ma torniamo al dialogo tra Daniel a Anna, una scena decisiva per la storia, nella quale si svela l’esistenza di un complotto ai danni della Banca centrale europea.
È sempre Anna Laine a parlare: “Noi avevamo dei sospetti, sapevamo che c’erano delle transazioni poco chiare nel nostro mercato: sapevamo che c’erano, ma non le avevamo mai individuate. Con i suoi algoritmi Michael aveva svelato l’arcano ed era peggio di quanto potessimo immaginare”
“Non capisco”
“C’erano degli insider!”
“Qualcuno all’interno che ostacolava l’operato della Banca centrale?”
“Proprio così. E questo è senza dubbio il delitto peggiore. Qualcuno privo di scrupoli vendeva le informazioni di prima mano al miglior offerente. È un modo sicuro per guadagnare, anche se ci sono delle leggi molto dure che proteggono gli investitori. Gli insider non solo possono causare perdite millenarie, ma minano anche il rapporto di fiducia che regge i mercati”.

L’incontro con Brass

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Incontro L. K. Brass (nella foto qui sopra) una sera d’estate in un ristorante di Milano e gli chiedo quanta verità ci sia nel suo romanzo e nei suoi personaggi. Sono interessato a capire quanto sia labile il confine tra verità e finzione, tra realtà e fiction.
Brass mi risponde che il suo libro è totalmente frutto della sua fantasia. I protagonisti sono inventati e lo è anche la storia. Ma un professionista che lavora sui sistemi informativi delle banche e vive immerso in un paese come la Svizzera, regno del segreto bancario, non poteva non ispirarsi al mondo che lo circonda. “In passato – mi dice – c’è chi ha messo in ginocchio la Banca d’Italia e ha attaccato la Banca d’Inghilterra. Più di recente è successo anche alla Banca centrale svizzera. Quando ci sono possibilità di guadagni miliardari, una storia del genere non solo è plausibile ma quasi ovvia. L’ingordigia di denaro non ha limiti e i mercanti sono pronti ad approfittarne”.
In effetti, ciò che mi colpisce nel libro di L. K. Brass è soprattutto un aspetto, e cioé quanto la storia che fa da sfondo alle avventure di Daniel Martin e Anna Laine possa essere verosimile nel mondo opaco della finanza internazionale.
Daniel Martin mi ricorda un personaggio in carne e ossa che ho avuto modo di conoscere da vicino negli ultimi anni e con il quale ho scritto un libro, “La cassaforte degli evasori”, pubblicato in Italia da Chiarelettere. Daniel ha alcuni tratti in comune con Hervé Falciani, un ingegnere informatico di una delle più grandi banche del mondo, la Hsbc, che un bel giorno decide di rivelare i segreti custoditi nell’impenetrabile mondo bancario di Ginevra.
Falciani è un personaggio vero e la sua storia è assolutamente reale. Eppure, ecco cosa racconta nel libro.
“Mancavano pochi minuti alle otto di sera ed ero quasi arrivato a casa. Era il 22 dicembre 2008, le feste di Natale si avvicinavano e percorrevo le vie di Ginevra convincendomi che tutto andava bene. Ero appena stato al commissariato di polizia. Il piano stava funzionando, ora dovevo solo portare a compimento il lavoro avviato. Erano mesi che mi preparavo a quel momento. Appena rientrato cercai il telefono, un apparecchio speciale che mi era stato consegnato dagli uomini dei servizi segreti. Era un dispositivo di emergenza bianco, dalle dimensioni di una carta di credito, tanto sottile da poter essere nascosto in un libro e privo di tastiera. Mi avevano spiegato che era un cellulare pulito: non lasciava tracce e sfuggiva alle intercettazioni. Non potevo effettuare telefonate ma solo chiedere di essere richiamato . Al momento opportuno avrei fatto partire il segnale e, quando qualcuno si fosse finalmente messo in contatto, mi sarei limitato ad ascoltare (…) Schiacciai il tasto: volevo sapere se era arrivato il momento di abbandonare Ginevra o se dovevo ancora aspettare”.
Falciani abbandonerà in piena notte Ginevra per rifugiarsi in Francia, protetto dalla rete dell’intelligence che ha organizzato l’operazione, e le sue rivelazioni saranno alla base di uno dei più grandi scandali bancari della storia.

Il confine sottile tra fiction e realtà

Ecco perché “I mercanti dell’Apocalisse” sollecita la fantasia. In questi anni ho avuto modo di sperimentare quanto ciò che appare nel mondo reale sia spesso uno schermo sotto il quale si cela una realtà molto più complessa e spesso più incredibile di una fiction. I romanzi di John le Carré contengono una dose di verità molto più grande di certi resoconti di giornali. Certamente non nelle scene di azione o nello svolgimento della storia ma nel racconto che fa da sottofondo e da scenario alle avventure dei suoi protagonisti.
È la stessa considerazione che sorge quando ci si addentra nelle pagine del libro di L. K. Brass. Qual è la finzione e qual è la realtà? È davvero tutto frutto dell’immaginazione oppure la finzione nasconde la realtà? In un mondo come quello della finanza e delle banche dove gli interessi, i soldi e il potere sono gli ingredienti primari, tutto può essere. Perché niente è come appare.

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angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com